Il regista di questo film dello scorso anno, Cristian Cantamessa, nostro connazionale nato a Savona nel 1976, lavora all’estero, negli Stati Uniti, con successo, come ideatore di videogames. In questo campo è considerato uno dei migliori al mondo: per esempio si deve al suo contributo di sceneggiatore “Red dead redempion”, gioco di ambientazione western pluripremiato e stravenduto.
Confesso che mi sono accostato al suo esordio cinematografico con diffidenza. Non che disprezzi i videogiochi, tutt’altro ma, per come intendo il cinema di fantascienza ( gusti personali, naturalmente), importandovi la grande spettacolarità e spesso il crudo realismo dei giochi elettronici si rischia di perdere il risvolto speculativo e riflessivo che rende affascinante la science-fiction. Anche se, a onor del vero, non mancano esempi di bei film fantascientifici incentrati sui videogames, ad esempio il memorabile Thron, storia di un uomo che, appunto, finisce dentro a un videogioco. E altresì innegabile che molte sequenze di combattimento di un ciclo cult come “Guerre Stellari” siano volutamente, e felicemente, ispirate agli scenari dei giochi elettronici. E come dimenticare il pur non eccelso Edge of tomorrow, uscito due anni fa, basato su un caposaldo dei videogames, il rimbalzo al punto di partenza del giocatore che fallisce la prova?
Cantamessa mi ha sorpreso.
Per il suo film, ha scelto una cornice che incrocia due temi classici, per non dire abusati, della fantascienza: il “day after tomorrow”, ovvero una Terra ridotta a deserto inabitabile da una guerra nucleare o altra misteriosa contaminazione, e il “viaggio in animazione sospesa “, ovvero la riduzione di un gruppo di prescelti allo stato larvale in attesa del risveglio. Al contrario di quanto accade nelle space operas i dormienti non aspettano lapprodo a un pianeta lontano, ma il miglioramento delle condizioni terrestri.
All’interno di questa cornice, il film colloca le figure, anch’esse classiche, di due sorveglianti che sono chiamati a risvegliarsi periodicamente per svolgere compiti di manutenzione dell’impianto “criogenico” sotterraneo.
Cantamessa riesce a tirar fuori da questa labile e monotona ambientazione una storia di pura atmosfera, che si regge sulla enigmatica suspance dei rapporti tra i due protagonisti, entrambi stressati e alienati. Fino alla fine, ed anche oltre, rimane incerto chi sia il buono e il cattivo, quali siano le loro reali motivazioni, e che senso abbia l’esperienza che stanno vivendo.
Una sensazione di mistero finisce per avvolgere sempre più lo spettatore, sino a fargli apparire il chiuso rifugio che accoglie i due come una novella “Fortezza Bastiani” dove, forse, tutto quanto esiste ed accade è semplicemente assurdo e senza speranza.
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