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Fabrizio De André è morto. Di nuovo.

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L’uscita dell’autobiografia “La versione di C” ha scatenato un vespaio di polemiche tra Cristiano De André e sua figlia Francesca, a colpi d’interviste e partecipazioni televisive. Ma cosa ne avrebbe pensato nonno Fabrizio? Francesca ha dato la sua risposta.

 

“Quando convivevamo la mia presenza non era desiderata e faceva delle cose come se non ci fossi. Ho visto delle cose…”
“L’hai visto drogarsi davanti a te?”
Non posso parlarne, ma gli argomenti sono questi.”

E’ difficile, anzi inopportuno, entrare nell’intimità di una famiglia.
Qualunque possano essere i rapporti all’interno, naturalmente.
Ed è ancora più difficile quando la suddetta famiglia si trascina sulle spalle, volente o nolente, un cognome ingombrante come De André.
I protagonisti dell’attuale vicenda, tra riviste patinate, dirette dalla D’urso (sempre puntuale a cavalcare l’onda) e telefonate radiofoniche si chiamano Cristiano e Francesca.
Il primo, ottimo musicista e discreto cantautore, ha vissuto per anni all’ombra dell’ingombrante figura paterna. Lo ha seguito nei vari tour, finché questi era in vita, facendogli da valida spalla.
La sua voce, scolastica e ricamata sulle corde di Faber, ne ha fatto un “accettabile” erede. Persino dignitoso in alcune sue performance.
La sorella Luvi (Luisa Vittoria, all’anagrafe), dotata di altrettanto talento, pare abbia preferito le gioie della maternità alle luci dei riflettori. Un gesto encomiabile.
Personalmente li ricordo entrambi durante l’ultimo tour dello scomparso cantautore genovese nel 1998. Luvi, seduta a gambe incrociate alla sinistra del padre, eseguiva con timida maestria la parte femminile di Geordie e sfoderava inaspettata intensità vocale nel finale di Khorakhanè. Cristiano, polistrumentista di classe, accompagnava il padre con discrezione.
Dalla morte di Fabrizio di anni ne sono passati diciassette.
All’epoca Cristiano aveva 37 anni e sua figlia Francesca nemmeno dieci.
Ne è passata di acqua sotto i ponti, da allora.
Il primo, tra album di modestissimo successo, comparsate a Sanremo, tour con riproposizioni delle canzoni paterne e gossip ha tirato a campare. La figlia Francesca invece, ormai diventata una bella ragazza, ha preferito la scorciatoia più classica: L’isola dei famosi.
Purtroppo la bellezza e un qualsivoglia talento ereditato servono a poco, nel tempo.
Cristiano oggi. ormai cinquantaquattrenne brizzolato, pare annaspare musicalmente e preferisce puntare sui libri. Esce una sua biografia scritta in collaborazione con Giuseppe Cristaldi e si racconta in tutto e per tutto. Descrive suo padre come un alcolizzato e dipinge un quadro famigliare inquietante. Una famiglia allo sfascio sulle cui macerie non mancano di banchettare i classici cacciatori di succulenti news.
Ed ecco quindi spalancarsi le porte della più classica delle faide:
Francesca accusa Cristiano di essere stato un padre ignobile, assente e vizioso.
Cristiano si difende in diretta da Barbara D’urso sostenendo di aver ereditato dal padre (oltre al resto) una malaugurata passione per l’alcol. Poi, in perfetto stile televisivo, prova a mediare con la figlia.
Questa replica alla trasmissione di Cruciani “La Zanzara” con pesanti accuse rivolte al padre, annuncia un’azione legale nei confronti dello stesso e conclude con una frase emblematica:
“Se mio nonno fosse ancora vivo tutto questo non sarebbe successo, Lui avrebbe mantenuto l’ordine in famiglia.”

francesca de

Francesca De André

 

Beh, non so voi, ma io nel seguire involontariamente questa nuova vicenda di gossip non posso che provare un senso di sconforto.
Ricordo un’intervista di Fabrizio De André nella quale il cantautore pronunciava queste precise parole:
Non mi piace apparire troppo. Provo una sorta di timore, quasi di vergogna, al pensiero che la mia presenza possa essere considerata invadente.”
Luvi e sua madre Dori Ghezzi pare abbiano perfettamente capito l’antifona, centellinando ogni apparizione e continuando in tal modo a conservare il valore del ricordo di uno degli uomini più influenti e indimenticati del nostro paese.

Alex Rebatto

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Alex Rebatto

Alex Rebatto, classe 1979. Ha collaborato nei limiti della legalità con Renato Vallanzasca ed è stato coautore del romanzo biografico “Francis”, sulle gesta del boss della malavita Francis Turatello (Milieu editore), giunto alla quarta ristampa. Ha pubblicato il romanzo “Nonostante Tutto” che ha scalato per mesi le classifiche Amazon. Per Algama ha pubblicato il noir "2084- Qualcosa in cui credere"

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