Quanto è difficile, al giorno d’oggi, farsi strada nel mondo della musica? Ne abbiamo parlato con Andrea Spampinato, affermato musicista trentaduenne con centinaia di concerti alle spalle e un grande progetto.
Conobbi Andrea Spampinato, per gli amici Spampi, circa quindici anni fa. Lavorava come operaio per mio padre e divideva il suo tempo tra le pompe di scarico delle lavatrici e la batteria, la sua vera passione. La mattina si presentava di buon’ora con il suo scooter e, sigaretta tra le labbra, lavorava come un mulo canticchiando sottovoce qualche pezzo a me, all’epoca, sconosciuto. La sera, se lo scoprivi, potevi trovarlo all’Alcatraz di Milano ad aprire concerti con il suo gruppo.
Di acqua sotto il ponte ne è passata tanta. Sono aumentati i tatuaggi, le storie d’amore fallite e le rughe.
Ma noi siamo sempre quelli di allora. Chi arranca ancora con una penna in mano e chi con un microfono. Ho ritrovato il vecchio Spampi quasi per caso e, come se niente fosse, gli ho fatto qualche domanda.
Appoggiate la puntina e lasciate che giri il disco.
Sembra che al giorno d’oggi, l’unico modo per emergere nel mondo della musica, sia quello di partecipare ad un Talent show. Cos’è cambiato da vent’anni a questa parte?
In realtà esistono moltissimi mezzi per emergere. I talent sono solo quello più attuale e popolare. La musica ha subìto, nell’arco degli ultimi 40 anni, un’evoluzione per quanto riguarda il “marketing”, spingendo l’aspirante musicista sempre più in un turbinio di nuovi modi di farsi conoscere. Dagli anni ’30 la sperimentazione è trovare qualcosa di sorprendente: ricordo di aver fatto lunghissime ricerche su Luigi Russolo, l’inventore di uno strumento chiamato “Intonarumori”, precursore della musica “noise”. A lui non importava “quanta gente lo ascoltava”, importava “quale gente lo ascoltava”. E’ normale che con l’avvento della televisione si sia reso necessario il bisogno di saper apparire. Ormai tutti, grazie ai vari canali internet, hanno la possibilità di mostrarsi. Non è più solo una questione di talento musicale, ma anche di appeal visivo. I cantanti “storici” hanno meritato il successo sudandolo fino all’ultima goccia.
Quali sono i tuoi riferimenti musicali e chi ti ha colpito in particolare dal vivo?
Ho attraversato da ragazzino, come tanti, una fase Dance. Fortunatamente conclusasi abbastanza alla svelta. Poi mi sono appassionato al rap italiano, dai Sangue Misto agli Articolo 31, passando per Neffa e i 99 Posse. Quando ho iniziato a suonare ho sentito la necessità di conoscere suoni diversi, che mi facessero crescere dal punto di vista musicale. Credo che i miei punti di riferimento possano essere stati i Nirvana e soprattutto gli Area di Demetrio Stratos.
Per quel che riguarda i concerti ce ne sono tre che resteranno scolpiti per sempre nella mia memoria: il primo è stato di John De Leo alla Salumeria della musica a Milano, poi la Dave Matthews Band al Forum di Assago e infine Paolo Capovilla al Magnolia di Segrate, semplicemente straordinario.
Quanto sono importanti le radio per un musicista?
Sono fondamentali. Credo ci siano dei rapporti stretti tra le major discografiche e le radio nazionali. Per questo motivo, presumo, girino ininterrottamente gli stessi dischi. Purtroppo ci sono gruppi che definirei “non convenienti” che vengono trascurati se non addirittura dimenticati. Mi piacerebbe che si lasciasse maggiore spazio anche ai piccoli musicisti e agli emergenti. Sarebbe un buon inizio per una crescita cultural-musicale.
I cantanti affermati, oggi, cercano ancora di sostenere i giovani?
Inizio a rispondere con una citazione che sono sicuro coglierai: “mi sbatto per la salute del mio pezzettino che sommato a tutti gli altri dà risultato al mondo”. L’essere umano ha, per natura, un istinto di sopravvivenza però c’è ancora, per fortuna, chi crede e sostiene il talento altrui. Non molti, in realtà, ma qualcuno si.
Tu stai per realizzare un progetto da solista. Quali sono le difficoltà che ci si trova ad affrontare nella tua situazione?
Dopo quindici anni da musicista ho deciso di fare il grande passo proponendomi come cantante. Le difficoltà, devo essere sincero, non sono affatto poche. Ho partecipato a seminari di canto difonico con Tran Quang Hai (maestro di Stratos) e di canto ritmico con Alber Hera ma non mi ero mai applicato seriamente. Per iniziare ho composto delle canzoni preferendo di non addentrarmi in virtuosismi lessicali o chissà che altro, ma cercando di rimanere alla portata di tutti. Poi ho dovuto superare la mia innata timidezza e presentarlo agli addetti ai lavori, consapevole del fatto che sarei potuto essere seppellito dalle critiche. Il commento più frequente è stato “Complimenti, assomigli a Francesco Renga”, il che è di per sé un gran complimento visto il mio amore per i Timoria, ma non è l’imitatore che voglio fare nella vita, ma il cantante. Purtroppo o per fortuna la mia voce è questa.
Torniamo al mio progetto solista: pur avendo ben poche disponibilità economiche ho voluto provare a fare le cose in grande. Sono riuscito ad ottenere la collaborazione del maestro Walter Calloni che ha suonato con tante leggende tra cui Fabrizio De André, Battisti, Vecchioni e Battiato. Assieme a lui si sono aggiunti altri straordinari musicisti. A quel punto ho creduto la strada fosse in discesa, ma mi sbagliavo. Purtroppo quando si tratta di investimenti c’è sempre un profondo timore da parte delle etichette discografiche quindi, dopo infiniti tira e molla, ho deciso di autoprodurmi il disco. Ovviamente ci sono le varie spese, dallo studio di registrazione alle incisioni vere e proprie, a cui non è facile sopperire. Proprio per questo abbiano deciso di rimandare l’uscita del disco, prevista per il 17 Giugno, di qualche mese. Voglio che venga realizzato qualcosa di buono, non un prodotto dozzinale. Per questo devo investirci di più, sia sotto il profilo economico che d’impegno. Nel frattempo sto organizzando dei concerti nei quali presentare le mie canzoni per saggiarne l’effettivo valore.
Secondo te l’attivismo politico, per i musicisti, è ancora uno strumento valido per vendere?
L’attivismo politico nella musica, oggi, non è principalmente un modo per vendere ma è il modo migliore per far conoscere, apprendere, consapevolizzare il popolo. Lo fanno in pochi ma lo fanno bene. Per esempio Il Teatro degli Orrori con un Pierpaolo Capovilla prontissimo a raccontare di storie che non arriverebbero alle orecchie di molti se non con la propria musica: storie di morte sul posto di lavoro, di politiche sbagliate, soprusi e altri abomini. Ci sono i MCR, gli Afterhours, i Ministri, i 99 Posse, potrei andare avanti un sacco con altri artisti. Ovviamente ognuno a proprio modo, con il proprio stile. Ma a volte anche nelle “canzonette” è possibile trovare riferimenti che dovrebbero far pensare.
L’avvento di piattaforme streaming tipo Spotify aiuta o svilisce un musicista, specie se alle prime armi?
I cantanti, i musicisti e la gente di spettacolo in genere ha a portata di mano un’infinità di metodi per farsi conoscere. I veri discografici adesso siamo noi. I piccoli artisti, oggi, possono pubblicare tranquillamente su Spotify e ITunes i propri progetti musicali a dei costi irrisori Sono un ottimo strumento, specie per gli esordienti, per farsi conoscere a patto che, è ovvio, abbiano alle spalle qualcuno che li sponsorizzi e li valorizzi mediaticamente. Ad esempio ho pubblicato un EP da qualche mese “Out-Tracks #1”, un disco di 4 brani con circa 20 minuti di musica. Nell’arco di 6 mesi ho guadagnato circa 4 dollari con Spotify, però molte persone che non mi conoscevano adesso mi seguono e mi chiedono come procedono i lavori del mio disco. Un piccolo passo, certo, ma tutto sommato incoraggiante.
Concludiamo con la classica “Progetti futuri”?
I progetti sono circa 1 milione. In questo periodo sono molto occupato dalla produzione del nuovo disco del gruppo nel quale suono: la Woody Gipsy Band. Siamo ad un ottimo punto e stiamo organizzando tutte le date del tour estivo. Come ho detto qualche domanda fa, il mio disco “Il tempo di un caffè” sta andando avanti. Ad oggi ho registrato, oltre al singolo “Daddy’s Dream” con il grande Maestro Walter Calloni alla batteria, anche le 11 tracce di batteria dell’intero album con Raffaella Migliaccio e del basso elettrico di Fabio Longo. Ho dovuto decelerare nella produzione per diversi problemi ma sono comunque sul pezzo. Prossimamente tornerò in Hukapan (lo studio di registrazione di Elio e Le Storie Tese) per cominciare le registrazioni delle chitarre di Gian Marco Bassi e, via via, tutti gli altri musicisti impegnati nel progetto: Andrea Rock (chitarra acustica), Elettra Elisa Paganelli (cori), Virginia Sutera (violini), Jacopo Milesi (chitarra elettrica), Michele Ionis Rusconi (chitarra semi-acustica), Stefano Ivan Scarascia (organi e synth), Angelo Astore (pianoforte), Alessandro Centolanza (pianoforte) e Daniele Lanzara (mix, rec e programmazione orchestre). Sarà un lunghissimo lavoro ma ne varrà la pena. Intanto, parallelamente, sto finalizzando il secondo capitolo del mio EP “Out-Tracks #2”, altri 4 brani che ho scelto di escludere dal mio disco ma che meritano di essere pubblicati e sto cominciando a provare i pezzi per poterli far ascoltare, spero prestissimo, dal vivo.
Il canale YouTube di Andrea Spampinato
Il Sito ufficiale di Andrea Spampinato
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Alex Rebatto
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