Oggi si festeggiano i lavoratori.
Si festeggia chi si alza ogni mattina alle cinque e mezza, mentre fuori è ancora buio, e si veste in silenzio per non svegliare il piccolo che dorme nella stanza accanto.
Si festeggia chi spedisce curriculum su curriculum convinto che una vita possa essere riassunta in poche righe. Chi fissa il calendario e spera che quel “le faremo sapere” possa avere un reale significato.
Si festeggia chi aspetta la chiamata del commercialista con lo stesso entusiasmo di chi ha appena scoperto che “IT è tornato”.
Si festeggia chi è costretto a subire le ingiustizie del capoufficio, del caporeparto e del responsabile di turno. “Ci sono delle strategie aziendali che là sotto non potete sapere, non le capireste e non vi devono interessare”.
Si festeggia chi ha una spada di Damocle che gli pende sulla testa. Chi sarà presto disoccupato e chi ha un collega, un amico, che gli sorride imbarazzato.
Si festeggia l’immigrato sfruttato in cambio di una manciata di monete che non può ribellarsi.
Si festeggia chi monta la sua bancarella al mercato sotto una pioggia scrosciante, chi è già in coda all’alba e ha un carico da consegnare entro un paio d’ore, chi vede il proprio lavoro come una sconfitta e non come un motivo di soddisfazione.
Si festeggia chi vedrà uno stipendio da 980 euro addebitato sul suo conto il 24 del mese e si ritrova al 12 con una bolletta della luce da pagare, la macchina guasta e il conto in rosso.
Si festeggia chi è costretto a piangere su quella bolletta e il giorno dopo sorride rassicurante ad una cliente insoddisfatta del marchio per il quale lavora.
Si festeggia chi ha il contratto che sta per scadere e non ha idea, nessuna maledetta idea, su come potrà tirare a campare.
Si festeggia la coppietta fresca di nozze che prova ad acquistare un modesto bilocale in periferia ma si ritrova a dover fornire garanzie per un mutuo. E i contratti a tempo determinato non sono una garanzia.
Si festeggia chi si spezza la schiena dalla mattina alla sera e non fiata per non rischiare il posto. Chi è umiliato e chi deve leccare il culo al suo superiore senza più riuscire a guardarsi allo specchio per la vergogna.
Si festeggia chi, con le mani sporche e bruciate, accarezza a tarda sera il figlio che dorme nella sua culla e gli promette un futuro migliore.
E si festeggia anche chi sciopera, chi non cede al potere incondizionato, chi non ne vuole sapere di arrendersi ad una vita da sconfitto.
Si festeggiano i generali e i soldati.
I primi, dall’alto della collina, valutano la situazione.
I secondi la risolvono.
Così gira il mondo:
“Armatevi e festeggiamo”.
Alex Rebatto
2084 di Alex Rebatto per Algama Editore