Nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1945, secondo la storiografia ufficiale, Hitler si tolse la vita. I dubbi di allora tornano oggi prepotentemente alla ribalta
La sera prima, mentre gli ospiti del bunker erano a tavola, una guardia SS interruppe la loro cena informandoli che il Führer desiderava congedarsi dalle signore e che nessuno avrebbe dovuto andare a coricarsi prima di avere ricevuto ordini. Alle due e mezzo di notte tutti furono convocati per telefono nel corridoio centrale del bunker superiore. In tutto, fra uomini e donne, erano una ventina. Quando furono riuniti, apparve Hitler in compagnia di Bormann.
ll Führer non proferì alcun discorso, si limitò a percorre in silenzio il corridoio stringendo la mano a tutte le donne, poi si ritirò nei propri appartamenti. In tarda mattinata Hitler, come era sua abitudine, presiedette il quotidiano briefing sulla sempre più disastrosa situazione militare, tuttavia non si lasciò andare a una delle sue solite sfuriate contro i generali traditori. Si mantenne calmo e non parlò delle proprie intenzioni.
Nel frattempo lo Sturmbannführer Erich Kempla, ufficiale addetto ai trasporti e autista personale di Hitler, aveva recuperato e fatto trasportare in ciò che restava del giardino della Cancelleria una ventina di taniche contenenti 180 litri di benzina e le aveva fatte collocare presso l’uscita di sicurezza del bunker. Verso le due del pomeriggio Hitler fece colazione. Come era solito fare quando Eva Braun non c’era, il Führer pranzò con le due segretarie e la cuoca, poi si ritirò nelle proprie stanze. Dopo qualche tempo ne uscì di nuovo accompagnato da Eva Braun. La coppia si intrattenne brevemente con il gruppo dei fedelissimi, stringendo a tutti la mano prima di ritornare nei propri appartamenti privati.
La notte del 30 aprile il maresciallo sovietico Zukov apprese dal generale Krebs che Hitler era morto alle 15,30 di quel pomeriggio. Krebs era latore di una lettera, firmata congiuntamente da Bormann e Goebbels, dove si chiedeva un armistizio o una tregua, in attesa delle decisioni del nuovo Führer, il Grande Ammiraglio Karl Dönitz. I russi respinsero ogni proposta di tregua, esigendo la resa incondizionata e che tutte le persone presenti nel bunker si costituissero. Ma cosa era veramente avvenuto nel Führerbunker e che fine aveva fatto l’uomo che aveva terrorizzato il mondo intero? Nessuno lo sapeva o voleva dirlo. Lo stesso Zukov era convinto che i suoi uomini avrebbero scoperto facilmente la verità una volta entrati nel bunker, ma non fu così.
Il 1° maggio radio Amburgo comunicò che Hitler era morto combattendo alla testa dei suoi uomini. Il 2 maggio l’ultimo baluardo che difendeva la Cancelleria si arrese ai russi. Le radio di tutto il mondo annunciarono la notizia: “Berlino è caduta. Il maresciallo Stalin ha appena annunciato la conquista totale della capitale tedesca”.
I giornali non avevano ancora finito di stampare a lettere cubitali la notizia, che già i russi si affrettavano a smentire che Hitler fosse morto combattendo. La stampa sovietica scrisse che Hitler si era suicidato. Quella americana sostenne che il dittatore era gravemente malato e sarebbe quindi morto d’infarto. Poi cominciarono a circolare voci che Hitler non si trovava neppure a Berlino quando i russi avevano lanciato l’ultimo assalto alla Cancelleria. Da qui il passo che il Führer fosse riuscito a fuggire fu breve. Il mondo precipitò nello sconcerto. Una sola cosa avrebbe potuto mettere fine alla ridda di voci sulla misteriosa scomparsa di Hitler: il cadavere del dittatore, ma i giorni passavano e i russi non mostravano alcun corpo, anzi le intelligence alleate scoprirono che reparti speciali inviati da Mosca stavano setacciando Berlino alla ricerca di possibili tracce del dittatore. Sei giorni dopo la fine della battaglia, la Germania capitolava ufficialmente.