Amiche, amici e occasionali ospiti, benvenuti al mio discorso di presentazione.
Il mio nome non vi è noto e questo, per quel che mi riguarda, è già una vittoria.
Ho deciso di candidarmi alle prossime elezioni per un semplice motivo: non avete una sola, misera, schifosissima alternativa.
Certo, direte voi, è arrivato il salvatore della patria!
Ma quale salvatore della patria? Di che patria parlate, ragazzi?
Vi prego di notare, per i più attenti, come ho scritto la parola “patria”: con la Minuscola. Se esiste un buon motivo per lamentarvi, trovatelo in questo.
Prima di cominciare vi offro un consiglio: aprite l’ombrello.
Tra poco arriverà una tempesta.
Partiamo dall’inizio, dagli anni ottanta.
Ve la siete goduta, vero? La Milano da bere e il grano che girava di tasca in tasca, le baby pensioni, le tv commerciali che vi rincoglionivano sempre più e quella sensazione di benessere che vi rendeva milionari con due lire in tasca.
Sapevate tutti che si rubava lassù, dai. Non prendiamoci in giro.
Sapevate che stavate fregando la pensione ai vostri figli. Che qualcuno avrebbe pagato per i vostri bicchieri pieni e per l’ultimo modello della Lancia. Siete stati bravi, bravissimi, a guardare negli occhi i vostri bambini prima che si addormentassero e a sorridergli amorevoli.
In quella presunzione d’amore c’era la consapevolezza che gliela stavate mettendo nel culo.
Siete stati egoisti e ipocriti. Ma, come si dice, ci si dimentica più facilmente delle cose con una sbronza da Champagne che con una da Novello.
Poi gli anni ottanta sono finiti. I socialisti ladri e corrotti sono saltati in aria, manette ai polsi o viaggi di sola andata.
Che schifo, avete detto scuotendo il capo.
Già…
Come se vi avessero sorpresi davvero.
Avete avuto paura che il benessere finisse. Che la giostra si bloccasse sul più bello. Qualcuno laggiù vi deve aver ascoltato. Infatti c’è stato un passaggio di consegne e vi siete lanciati come cani affamati sul nuovo boccone avvelenato dalle fortune sospette.
Rieccovi nel limbo, nella campana di vetro. Intanto i vostri figli erano diventati adolescenti e cominciavano a sentire puzza di bruciato.
Vi siete fatti prendere per mano da governi banderuola. Vi siete fatti comandare, circuire, rapinare e sottomettere come schiavi. Avete permesso che vi alzassero le tasse a dismisura, che vi trascinassero in Europa spacciandovela per un’isola felice e democratica, che considerassero il vostro voto carta straccia e che vi fosse un colpo di stato degno della peggiore P2.
Avete votato per vent’anni uno che cantava sulle navi da crociera e poi, quando avete capito che era finito, siete passati ad un comico.
E ora avete il coraggio di chiedermi perché mi candido alle prossime elezioni?
E’ semplice: vi meritate uno come me, né più, né meno.
Voi fingerete di conoscermi quando sarà troppo tardi. Come quando si corre in libreria a comprare Il nome della Rosa per far finta di saperne abbastanza da poter offrire una meritevole parola di cordoglio sociale.
Vi racconto una storia che ho letto quando ero ragazzino. Tranquilli, non fingerò di essere un colto lettore di classici alla Hemingway tanto per nascondere la mia abissale ignoranza.
Infatti la storia proviene da un antichissimo albo di Topolino.
Allora, brevemente la storia era questa:
Pippo e Topolino si svegliarono presto per andare sul lago a pescare ma, sfiga vuole, prese a piovere a catinelle. Pippo, notissimo e tedioso rompipalle, cominciò a lamentarsi.
Topolino, il saccente boyscout per eccellenza, cercò di mediare. Pippo insisté negli improperi e a quel punto comparve un ometto con una bacchetta in mano.
“Io sono colui che decide se far piovere o se far splendere il sole” fece il nuovo arrivato.
Rifilò la bacchetta ad un Pippo più basito che mai e gli disse:
“Ora sta a te. Decidi tu cosa fare e ne vedremo delle belle” poi sparì così com’era arrivato, in una nuvola di borotalco.
Il cane più stupido del mondo, bacchetta in mano ed egoista come pochi, fece sparire con un sol gesto le nuvole e il sole tornò a splendere. I due amici, canne da pesca al seguito, saltarono in auto e se ne andarono allegramente al lago.
Durante il tragitto incrociarono però un agricoltore depresso.
“Sembrava che finalmente potesse piovere, oggi” disse questi fissando la terra arida ai suoi piedi “Come farò a sfamare le mia famiglia?”
Pippo, che pur essendo uno stupido cane aveva pure un cuore, agitò la sua bacchetta e la pioggia prese a scendere copiosa.
“Pazienza per la pesca” commentò risalendo in auto.
Dopo poche centinaia di metri incontrarono un ragazzino sconsolato che voleva giocare all’aria aperta ed era costretto, invece, a stare chiuso in casa a causa della pioggia. Un attimo e fu di nuovo sole.
Dopo mille disavventure di questo tipo, un Pippo ormai in cura dallo psicologo, chiese perdono per la sua stupidità e restituì la bacchetta al mago del tempo ricomparso all’improvviso.
Mica male, no?
Avete capito il senso. Non si può mai far contenti tutti allo stesso modo, ma dosare ogni cosa affinché non ci siano persone troppo felici e altre irrimediabilmente tristi.
Trovatevi dietro pure un’ideologia, se siete quel tipo di persone.
Quel che importa è, tanto per tornare al succo del discorso, il motivo per cui mi candido alle prossime elezioni:
ho letto un albo di Topolino e, confronto a quelli che vi hanno amministrato finora, sarei di certo la persona più colta in assoluto che possiate votare!
Il vostro prossimo Presidente del Consiglio,
Alex Rebatto