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Invasione cinque!

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applausi

 

“Ma certo che mi manchi, bellezza. Hai addosso quel completino che ti ho regalato a Natale, quello con i nastrini rossi?”
Una luce attraversò il cielo sopra la statale scomparendo oltre la curva.
“Mmm… Domani sera, quando ti vedo, ti strappo pure le tonsille, bellezza.”
Un’esplosione, una nuvola di fumo e una luce intermittente rossa, come un segnale.
“Cristo santo! Ti richiamo!”
Vincenzo sterzò deciso e frenò sul lato della strada. Spalancò la portiera con una spinta e si lanciò fuori.
A poche decine di metri dal cofano della sua Audi non restava che il rottame di quello che sembrava essere un disco voltante.
Un ometto grigio, con testa ovale e lunghe braccia sottili si arrampicò barcollando su per la collina.
Vincenzo impostò il flash sul cellulare e prese a scattare con la classe del paparazzo.
“Cristo santo” ripeté pregustando il successo “Un’invasione!”

L’alieno disse di chiamarsi Kimned 42 ma, per motivi di sponsor, venne ribattezzato subito Findos.
I rappresentanti della sicurezza nazionale lo trascinarono ammanettato in un luogo talmente segreto da essere sconosciuto persino ai vari ministri che si erano susseguiti negli anni.
Venne interrogato per ore senza rivelare alcunché.
“Vengo in pace” riuscì soltanto a dire.
Poi giunse il via libera per poter uscire.
Venne caricato su un furgoncino anonimo sulla cui fiancata un adesivo riportava la scritta Riparazione caldaie Berselli. Un paio di tizi in giacca e cravatta gli misero sotto il naso dei fogli.
“Firmi, dottor Findos” gli dissero.
Lui, perplesso, si limitò a prendere lo strano oggetto che insistevano a porgergli con insistenza e fece due segni paralleli sui contratti.
“Ottima scelta” commentarono soddisfatti gli emissari aprendo le rispettive valigette nere di pelle.

“No! Non così! Il trucco più pesante! Non vedete quegli occhi così a palla? Dobbiamo renderlo più amabile. Un po’ di rimmel, un nonnulla di mascara e…”
“Ciglia finte?”
“Ciglia finte, per Dio! Questa è un’idea! Aggiungete poi del cerone. Ragazze, levatemi quel grigio così poco televisivo e datemi un po’ di colore. Dov’è andato Riccardo?”
Qualcuno si sporse fuori dal camerino e lo chiamò.
Un ragazzo sulla trentina, pizzetto, occhialetti ed espressione da stronzo arrivò di corsa con un copione in mano. Si sedette accanto all’alieno lanciandogli in grembo una dozzina di fogli rilegati.
“Ripeta con me: ho sempre apprezzato questa trasmissione” disse sbrigativo passandosi il dorso della mano sotto le narici.
“Ho sempre apprezzato questa trasmissione” ripeté Findos mentre una nuvola di trucco gli avvolgeva gli occhi fino a farli lacrimare, se mai fosse stato possibile.
“Più convinzione, ragazzo” fece Riccardo agitando il copione “Ora dì questo: l’Italia è il paese più bello del mondo…”

Carmela D’orso si sistemò meglio sul suo sgabello. Era lo scoop della sua vita.
Lei lo sapeva, gli spettatori lo sapevano, gli sponsor lo sapevano. Uno speciale in prima serata era la realizzazione di un sogno. Tutti quei sacrifici per arrivare fino a lì…
Findos entrò in studio in un tripudio di applausi. Qualcuno, prontamente inquadrato in un primo piano dalla telecamera, svenne dallo stupore.
“Findos! Findos!” gridò in coro il pubblico battendo le mani a tempo.
“Sei il più figo di tutti!” strillò una sessantenne prima di levarsi il reggiseno per lanciarlo verso il prestigioso ospite.
Poi, la sessantenne in questione, tornò a sedersi sul suo sgabello e diede una rapida occhiata alla sua cartelletta.
“Siamo onorati di averla qui, dottor Findos” esordì.
L’alieno si grattò la testa e un po’ di cerone gli rimase incollato alle dita.
“Stacca!” urlò il regista. Il cameraman puntò su una ragazza che si sistemava la gonna striminzita mentre la truccatrice si lanciava con un salto stile Fosbury sull’alieno, lo rimetteva in ordine con pennello e salvietta e scivolava nell’ombra con un passo da marine.
“Ho sempre apprezzato questa trasmissione” balbettò l’alieno interdetto.
Appalusi da parte del pubblico. Qualcuno fece partire una ola.
“Lei ci lusinga” fece la giornalista asciugandosi un etto e mezzo di lacrime “Ma dica la verità: lei ha una passione particolare per il nostro paese, non è vero?”
“Beh…” Findos si guardò attorno e vide centinaia di occhi puntati su di lui “L’Italia è il paese più bello del mondo.”
Esplosero fumogeni. Bandiere con il simbolo di Betullia, il pianeta dal  quale proveniva l’ospite, presero a sventolare rovinando più di un’acconciatura.
“Cosa si sente di dire al nostro bel paese, dottor Findos?” domandò Carmela ormai costretta all’espressione da visione mistica.
L’alieno socchiuse la minuscola bocca senza labbra e si guardò di nuovo attorno.
Vide la giornalista senz’anima, il pubblico con i denti in bella vista come tigri in attesa, i cameraman pronti a sottolineare ogni imperfezione su cui sorridere, ogni errore.
Il truccatori, il regista, i fotografi con il dito sul grilletto.
“Ero venuto in pace” disse, infine, nel silenzio assoluto venduto a trentamila euro al minuto.
Il pubblico, ignaro, esplose in un ultimo boato entusiasta.

 

Alex Rebatto

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Alex Rebatto

Alex Rebatto, classe 1979. Ha collaborato nei limiti della legalità con Renato Vallanzasca ed è stato coautore del romanzo biografico “Francis”, sulle gesta del boss della malavita Francis Turatello (Milieu editore), giunto alla quarta ristampa. Ha pubblicato il romanzo “Nonostante Tutto” che ha scalato per mesi le classifiche Amazon. Per Algama ha pubblicato il noir "2084- Qualcosa in cui credere"
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