Milano, giovedì 16 ottobre 2014, ore 20
Mancavano quattordici minuti all’Ora X.
Mister Noir, a bordo della sua possente carrozzina elettrica, si era già posizionato al tavolo rotondo della sua sala, con Elena Fox alla propria sinistra.
I due detective si sorridevano beati. Per una volta avrebbero passato una serata in assoluta serenità, senza timore di dover menar le mani o, peggio ancora, di essere costretti a sparare, come invece era già accaduto in passato, anche quando erano fuori servizio.
“Certo che solo a te poteva venire in mente di organizzare una cena in onore di te stesso” disse lei, in tono ridente.
“Elena, lo sai bene” ribatté lui, allargando le braccia. “Per me ogni scusa è buona per vederti. Mica per niente ti ho assunta.”
La bella venticinquenne dai capelli lunghi lisci e castani, e dal corpo morbido e atletico al tempo stesso, si affrettò a bere un sorso di vino per celare un sorriso tra il lusingato e l’imbarazzato.
“Comunque, seňor, poteva invitare anche il seňor Rileti. In fondo, è per merito suo se lei è diventato un personagio famoso” proruppe Consuelo Gomez, la domestica filippina che viveva con lui, sbucandogli alle spalle.
“Rilletti, Consuelo. Sergio Rilletti” la corresse lui in tono paziente, mentre lei serviva uno splendido risotto agli ossi buchi.
“E io che ho deto? Rileti. Sergio Rileti.”
Mister Noir sospirò, alzando gli occhi al cielo. “Comunque, io l’ho invitato; ma lui non è potuto venire perché deve ancora ultimare l’antologia che celebrerà i dieci anni della mia vita editoriale (come dice lui): Le avventure di Mister Noir; che sarà edita da Cordero Editore!”
“E in quest’antologia racconterà anche del nostro primo incontro?”
“Certo. Anche perché, quando gli ho rivelato un particolare che lo riguardava, non ha saputo resistere.”
Elena scoppiò a ridere. “E poi?”
Mr. Noir guardò l’orologio sulla parete. Erano le 20,04.
Mancavano dieci minuti all’Ora X.
“E poi la nostra avventura col fantasma collerico, la caccia alla tua implacabile sosia killer, la nostra romantica cenetta…”
“Ma quale? Quella del giorno palindromo?” lo interruppe lei, stupita.
“Sì.” In effetti, non ne avevano fatte molte.
“Ma se ci siamo ritrovati nel bel mezzo di una rapina palindroma!” sbottò Elena allegramente.
“Vabbè!… Era un modo di dire!”
Mister Noir guardò di nuovo l’orologio. Erano le 20,07.
Mancavano sette minuti all’Ora X.
“E poi, ancora,” riprese Mr. Noir, “la nostra indagine sul commercio illegale di organi umani e sulle terapie farmacologiche sperimentali con persone disabili come cavie…”
“…Avvenuta, tra l’altro, proprio nel 2003, Anno Europeo della Disabilità” interloquì Elena.
“Già” commentò laconico il detective.
Elena seguì lo sguardo del suo capo. Erano le 20,11.
Lei non lo sapeva, ma mancavano solo tre minuti all’Ora X.
“E poi l’allucinante caso, quasi paranormale, legato al mondo dei call center…” rammentò lui.
“…Nonché il nostro primo scontro con la famigerata Organizzazione criminale internazionale della Spada di Damocle” completò lei.
“E, per finire, un memorabile inseguimento che ho compiuto in solitario per le strade di Celle Ligure, quando mi sono ritrovato alle prese con un ragazzino un po’ monello.”
In quel momento tornò Consuelo, con una bottiglia di spumante.
Erano le 20,12.
Mancavano due minuti all’Ora X.
Elena sgranò gli occhi. “Lo spumante? Ora?”
“No, tra due minuti.”
“E perché proprio tra due minuti, alle 20,14?”
“Seňorita Elena, lo sa che il nostro capo è fisato con la precisione” si intromise Consuelo, mentre toglieva la gabbia di sicurezza al tappo.
“Esatto. E, alle 20.14 di dieci anni fa, Andrea Carlo Cappi iniziò a dare la voce al mio biografo, leggendo al pubblico dell’Admiral Hotel un suo intervento dove parlava, per la prima volta, di me e delle mie straordinarie avventure.”
Elena roteò gli occhi con aria paziente. Il suo capo era un po’ egocentrico, questo sì, ma lei sapeva che, in realtà, il suo era una sorta di singolare maiestatis, considerando lei, Elena, una parte integrante di se stesso.
Erano le 20,13.
Mancava un solo minuto all’Ora X.
“E il tuo biografo come fa a sapere che erano proprio le 20,14?”
“Aveva guardato subito le ore.”
“Suvia, basta con le chiachiere, seňor!… E’ ora di stapare e brindare!”
Il detective guardò l’orologio. In effetti, mancava solo una manciata di secondi ormai.
I calici erano pronti. Elena ne prese uno per mano, e il detective le afferrò il polso destro, brandendo simbolicamente il bicchiere.
Consuelo cominciò il conto alla rovescia. “10, 9, 8, 7, 6…” echeggiò come a Capodanno, mentre i due detective tenevano il tempo con la testa.
“TANTI AUGURI, MISTER NOIR!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” esclamarono tutt’e tre all’unisono, una volta giunti allo zero.
Consuelo, con un botto, fece partire il tappo. E, con esso, partirono anche tutte le luci.
Black-out.
Nero assoluto.
E, nel buio più totale, solo una voce femminile straniera si fece spazio cercando di dissimulare. “Oh-oh! Tanti Auguri anche al suo biografo, però, seňor!”
©Sergio Rilletti, 2014
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