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Il giallista Valerio Varesi stavolta è alle prese con … Lo stato di ebbrezza

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valerio varesi

Lo scrittore (e giornalista) giallista Valerio Varesi, attualmente è impegnato nella promozione de Lo Stato di Ebbrezza, la sua ultima fatica letteraria edita da Frassinelli.Con Varesi, colui il quale, tra le altre cose, è il “papà letterario” dell’ormai mitico e televisivo (grazie alla fiction interpretata dall’attore Luca Barbareschi, ndr) Commissario Soneri, siamo comunque riusciti a scambiare quattro chiacchiere.

Titolo emblematico per il tuo ultimo libro: Lo stato di ebbrezza (edizioni Frassinelli, ndr). Ma siamo ubriachi noi che non ci siamo accorti di nulla, o perdona il gioco di parole, lo stato che ci ha ubriacato?

Valgono entrambe le cose. Ci siamo ubriacati in quanto abbiamo manifestato indifferenza alla deriva etica di questo Paese a partire dagli anni ’80. Quando Enrico Berlinguer poneva la questione morale avvertendo un irrimediabile scivolamento, fu preso a sberleffi e al congresso socialista di Verona nell’84, fu fischiato e insultato. Lì fu passato il crinale. Ma poi anche il potere ci ha ubriacato col diluvio delle televisioni commerciali in grado di inculcarci un consumismo frivolo, il trionfo individualista del singolo preparando l’avvento del berlusconismo. In questo modo siamo diventati un Paese senz’ossa.

Sbaglio o racconti la storia malinconica degli ultimi anni della nostra Italia in un certo senso?

E’ stato detto che la storia si ripete in due fasi. La prima in forma di tragedia e la seconda in forma di farsa. Ecco, noi stiamo vivendo la farsa e io la racconto.

La Grande Bellezza italiana alla fine è una risorsa non sfruttata ancora appieno, un limite o un’occasione ormai andata?

Come ha raccontato Sorrentino, di grande bellezza si tratta, ma con intorno un’aureola marcescente. Ciò che è drammatico di questo Paese è l’indifferenza verso la meraviglia che rappresenta. Prendete Roma, la città più bella del mondo, disprezzata e vilipesa dagli abitanti che la popolano. Tutto è preda di una sorta di “cupio dissolvi” cialtronesco. Ma il degrado che si vive è il riflesso del degrado etico di cui parlavamo prima, la sua oggettivazione.

Che Italia sarebbe stata quella di oggi se in passato avessimo avuto una Politica con l’iniziale maiuscola?

Se fossimo stati una comunità ben governata saremmo uno dei Paesi più floridi e colti del mondo perché partiamo da una base più vantaggiosa in termini di storia e di stratificazione della cultura. Ma ogni Paese ha i governanti che si merita i quali sono uno specchio della medietà di chi li elegge. Alla fine il personaggio del tuo ultimo romanzo è un protagonista positivo o negativo?

Né l’uno, né l’altro. E uno che ha vissuto il suo tempo orfano di ideologie e di idee, impattando con lo yuppismo, l’edonismo reaganiano, la corsa ai guadagni facili della Borsa e ci si è lasciato andare.

Stefano Mauri

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Stefano Mauri

Stefano Mauri nato a Crema nel gennaio 1975, mese freddo e nebbioso per eccellenza. E forse anche per questo, per provare a guardare oltre la nebbia e per andare oltre le apparenze, con i suoi scritti prova a provocare, provocare per ... illuminare. Giornalista Free Lance, Sommelier, Food and Wine Lover, lettore accanito, poeta e Pierre appassionato, Stefano Mauri vive, lavora, scrive, degusta, beve e mangia un po' dappertutto. E ovunque si prefigge lo scopo di accendere se non una luce, beh almeno un lumino, che niente è come sembra, niente. Oltre a collaborazioni col mondo (il virtuale resta una buona strada, ma non è La Strada) web, Stefano Mauri, juventino postromantico e calciofilo disincantato, collabora con televisioni, radio e giornali più o meno locali. Il suo motto? Guardiamo oltre, che dietro le apparenze si cela il vero mondo.

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