Un giorno un vecchio mi disse: “Ecologia è economia.”
Aveva ragione. E lo sapevano bene alcune civiltà, per le quali la terra era madre e non vacca da mungere, con tutto il rispetto per la vacca sulle cui sofferenze purtroppo molti traggono nutrimento e qualcuno ci si è ovviamente costruito un impero.
Se parli male della tivù di certo si leverà qualche protesta:
“Non dobbiamo criminalizzarla”.
Fa niente, è solo uno dei tanti luoghi comuni che servono a tenere vivo il sogno, di un sogno nel sogno.
Criminiamolizziamola pure.
Da un lato dice: compra questo e compra quello, e stai lì seduto il più a lungo possibile ad ascoltare bene quello che ti dico, perché alla fine sei solo uno stupido, io lo so, e ti faccio fare, dire e pensare quello che voglio.
Dall’altra racconta che ci sono i buoni e i cattivi e che i buoni in questi giorni non hanno tempo per pensare ai cattivi, perché i ghiacci al polo nord si stanno sciogliendo e la Cina nei prossimi quindici anni proverà a smettere di fumare.
Poi dice: la crisi economica finalmente sta finendo, l’anno prossimo ci sarà la ripresa.
Sì però non ti esaltare, a Brusselles la vedono ancora nera per via del fatto che si sa come sono gli italiani.
Dice anche che il Papa in Africa ha detto che specie i più bisognosi hanno bisogno di aiuto e che il clima è un bene di tutti, cose che nessuno s’immaginava.
La tivù infatti fa anche informazione.
E si pone pure il problema dei giovani disoccupati per i quali ha creato un’apposita trasmissione per farli diventare cantanti e così da dare loro un avvenire.
Dicevo all’inizio che quel vecchio mi aveva detto che ecologia è economia.
Ma questo la televisione non lo dice, perché se lo dicesse la prima cosa che farebbe uno sano di mente sarebbe quella di spegnerla.
E se la spegni poi che fai? Rinunci ad essere una persona informata al passo coi tempi e capace di sviluppare un libero pensiero? E ti prendi pure la responsabilità di creare altre migliaia di disoccupati facendo chiudere le emittenti? Se paghi il canone avrai ben il diritto di tenerla accesa quanto ti pare, non vorrai rinunciare anche alla tua libertà nel tuo tempo libero a casa tua?
La tivù non ti dice nemmeno quello che dicevano gli indiani d’America:
“Quando avrai abbattuto l’ultimo albero, avvelenato l’ultimo fiume e ucciso l’ultimo pesce, ti accorgerai che il denaro non lo puoi mangiare.”
Perché queste sono stupidaggini, il mondo va avanti.
Perciò la tivù non ti dice neanche che la natura ha le sue leggi, che non escono dai palazzi del potere e nemmeno dalla Borsa di Milano. E che un uomo è un uomo e che nel tempo che intercorre tra la sua nascita e la sua morte, pur stando seduto sul divano, ha la possibilità di crescere, maturare e rendersi consapevole invece di limitarsi a invecchiare.
E poi non vorremmo mica perdere la speranza che notoriamente è l’ultima a morire?
Proprio oggi infatti la televisione si è coscienziosamente interrogata:
“Dal vertice di Parigi uscirà una speranza per il nostro pianeta?”
Una dottoressa del Cern ha detto sì, quindi possiamo stare tranquilli, anche perché se poi molti muoiono avvelenati che importa?
In fondo la tivù dice anche che siamo troppi.
Ajad Akaam
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