Clamorosa svolta nel giallo di Ylenia Carrisi, la figlia di Al Bano e Romina scomparsa nel nulla a New Orleans nel 1993. Gli inquirenti avrebbero trovato finalmente una pista giudicata attendibile per la risoluzione del caso.
LA CONFESSIONE – A raccontare della fine della giovane, all’epoca 24enne, è il suo presunto omicida: Keith Hunter Jesperson ha ammesso di aver ucciso una ragazza che gli aveva chiesto un passaggio in una stazione di servizio di Tampa, Florida, con zaino in spalla, intenzionata a raggiungere la California o il Nevada. Una ragazza che si faceva chiamare Suzanne, proprio come, secondo gli investigatori, era solita farsi chiamare Ylenia in America.
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IL DNA – L’Interpol, a quanto rivela Il Giorno, ha chiesto alla fine di ottobre ai carabinieri di recarsi a Cellino San Marco per prelevare il dna di Al Bano e dei suoi tre figli, mentre a Romina è stato preso a New York. Il materiale è stato inviato ai Ris di Roma.
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IL CONFRONTO – I profili verranno confrontati con le ossa di una donna ritrovate ad Holt, Florida, il 15 settembre 1994, nove mesi dopo la scomparsa di Ylenia. La confessione di Jesperson risale al 1996. Ma solo molti anni dopo, con la realizzazione di un identikit mostrato all’uomo molto simile a quello di Ylenia, lo sceriffo di Palm Beach sarebbe riuscito a dare un nuovo, clamoroso impulso all’indagine.
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CAUTELA- Il Giorno ha contattato telefonicamente il cantante, che non ha smentito la novità, ma rimane molto cauto: “Potrei scrivere un libro su tutte le piste che si sono seguite in questi anni”.
SERIAL KILLER- Jesperson era un serial killer che uccise otto donne tra il 1990 e il 1995. Divenne noto come Happy Face Killer. E Suzanne, Suzy o Susan fu la sua sesta vittima, una tra quelle mai identificate. Le sue ossa furono ritrovate nel 1994 e costituirono un vero e proprio mistero per la polizia. Jesperson ammise, un anno dopo il suo arresto, che quelle ossa appartenevano ad una delle donne che aveva ucciso. Ricordava vagamente il nome con cui la conobbe, ma non seppe dare ulteriori dettagli.
L’IDENTIKIT- Gli inquirenti nel 2014, stanchi di cercare a vuoto, incaricarono lo specialista di immagini di medicina legale della contea, Paul Moody, di ricostruire insieme all’assassino il volto della donna. Prima con uno schizzo, poi con una ricostruzione in 3D. Impossibile non notare una somiglianza con Ylenia Carrisi. Certo, potrebbe essere solo il frutto di una suggestione. Di certo è proprio con il dna di questa donna che verrà confrontato il codice genetico della famiglia Carrisi. Di Ylenia nessuno ebbe più notizie dal 6 gennaio 1994, dopo essere uscita da sola dall’hotel LeDale di New Orleans. Al Bano, nella sua autobiografia per Mondadori, “E’ la mia vita”, scrisse di ritenere che la figlia fosse annegata nel Missisipi, dove, precisò “già una volta era entrata sotto l’effetto della droga, rischiando la vita”. Ora la nuova pista. E la domanda angosciante: è lei Ylenia Carrisi?
Edoardo Montolli per Oggi.it