Mi segnalano un’intervista di Alessandro Milan a un perito fonico, Alessandra Monasta. Nell’intervista la donna sostiene di essersi occupata, per quanto giovanissima rispetto ai casi di cui parla (46 anni) di Pacciani e delle vicende del mostro di Firenze. Della strage dei Georgofili, di aver aver analizzato la voce di Brusca e di aver intercettato diversi politici.
Si tratta di casi dei quali mi sono spesso occupato e, a dirla tutta, di questo perito non avevo mai sentito parlare. Possibile che mi fosse sempre sfuggito?
Ho scoperto di non essere l’unico: nell’archivio dell’Ansa, che risale fino al 1980, nonostante si tratti di processi enormi, non c’è una sola notizia di agenzia che riguardi non dico una perizia di Alessandra Monasta, ma che neppure ne citi il nome. Niente. Provo nei notiziari regionali, faccio una ricerca solo per cognome. Assente.
Finisse lì, amen. Il fatto è che l’articolo di Libero si intitola La donna che ha incastrato Rosa e Olindo: vi spiego come ho fatto.
L’argomento mi interessa particolarmente, dato che alla vicenda ho dedicato due volumi piuttosto noti e critici, nonché uno speciale coi documenti originali dell’inchiesta tuttora online sul sito del settimanale Oggi, quando mi stancai di sentire e leggere un sacco di fesserie narrate sulla vicenda.
Resto così stupito nel leggere un passaggio a dir poco grottesco. Questo:
Lei ha risolto un aspetto cruciale anche nel processo di appello a Rosa e Olindo, vale a dire la strage di Erba.
«Mi ha contattato l’ avvocato della parte civile durante l’ appello. Andava resa udibile la dichiarazione fatta dal teste chiave, Mario Frigerio, quando si sveglia in ospedale, sotto morfina, con la gola tagliata e indica il colpevole dicendo “Olindo”. Le sue parole erano state raccolte con un registratore ambientale ed erano pronunciate con dolore e fatica. Quelle parole, in appello, erano state messe in discussione. Io ho reso udibile questa intercettazione dimostrando che Frigerio pronunciava la parola “Olindo” esattamente in quella musicalità e con quel modo particolare di pronunciare le vocali. Questa mia perizia è diventata decisiva per la condanna».
Andiamo per gradi. Al processo di appello NON si è mai discusso in aula di alcuna perizia fonica di Alessandra Monasta. Quand’anche questa perizia esistesse, ed è qui il bello, la sentenza d’appello ha sancito esattamente l’opposto di quanto sostenuto nell’articolo. Figuriamoci se è stata decisiva.
A beneficio del giornalista Alessandro Milan giova ricordare alcuni passaggi:
1) Fu nel processo di primo grado a Como che l’audio “è stato uscendo” pronunciato dal superstite Mario Frigerio diventò “è stato Olindo”, per quanto nessun perito fonico – di accusa, del tribunale e della difesa- avesse MAI sentito quella frase. La “scovò” l’ipod di un giudice a latere. Il processo si concluse così, grazie alla prova nuova.
2) Nel processo d’appello, CONTRARIAMENTE a quanto sostiene la signora Monasta, evidentemente poco informata sul caso, i giudici pur condannando Olindo e Rosa, ESCLUSERO l’audio in questione, sostenendo che molto probabilmente l’audio era stato modificato “involontariamente” da “uscendo” a “Olindo” a causa dell’amplificazione di un programma denominato Cool Edit 2000.
Prendersi due informazioni, prima di fare un’intervista e spararle grosse, sarebbe utile. Al lettore, intendo.
Edoardo Montolli
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