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IL CASO DEL SITO DI BEPPE GRILLO/ Gli scoop copia-incolla di Repubblica.it

(continua dopo la pubblicità)

Repubblica.it ha rielaborato il comunicato del settimanale Oggi, copiando pedissequamente dati e cifre: così è nato lo scoop del sito del quotidiano. Ma la reazione di Grillo è ingiustificata.

 grillo beppe

La settimana scorsa consegno un servizio al settimanale Oggi, inerente il vistoso calo del ranking del sito beppegrillo.it stimato dalle principali società di rilevazioni statistiche del traffico internet, dati ritenuti attendibili dall’esperto intervistato nell’articolo.IL LANCIO STAMPA- Martedì, come sempre, questo sito riceve i lanci stampa del settimanale Oggi. Scopro così che tra i lanci c’è pure il comunicato del servizio su Beppe Grillo. Il comunicato verrà ripreso dai quotidiani, Repubblica compreso, citando dati e fonte.Il primo a non rispettare il programma del Movimento 5 Stelle? Beppe Grillo- ESCLUSIVO
REPUBBLICA.IT- Repubblica.it fa invece una scelta diversa. Siccome, evidentemente faticano a realizzare scoop, decidono di usare quelli altrui e farli propri: riprendono pari pari il comunicato di Oggi, lo rielaborano e aggiungono i dati sul sito di Beppe Grillo aggiornati a martedì (come annunciava il comunicato, i dati cambiano quotidianamente, figuriamoci altrimenti se Repubblica.it lo avrebbe scoperto). AMARCORD/ QUANDO GRILLO VOLEVA MONTI AL QUIRINALE. E “MALEDIVA” RODOTÀ- LEGGIIL CONFRONTO- Qui sotto potete vedere il confronto tra l’articolo di Repubblica.it e il comunicato di Oggi. Le parti in neretto sono quelle identiche anche nella forma, virgole comprese. Si noterà che anche che i dati e le fonti sono le medesime. In rosso la variazione di classifica.               Il comunicato sul lancio del settimanale OggiNel giugno 2006 beppegrillo.it finiva nella top ten mondiale, in una classifica guidata da Cnn, Bbc e Usa Today; primo in Italia e terzo assoluto. Nel 2009 la rivista americana Forbes lo definiva settima web star del mondo, basandosi sulle analisi di traffico di Google e della società Alexa. Oggi però la stessa Alexa, gruppo Amazon, tra le principali aziende mondiali che si occupano di statistiche Internet, partner di Google nel determinare il ranking di un sito, ossia la popolarità, rivela attraverso i numeri che Beppe Grillo non è più così amato. Tanto da piazzarlo adesso al 154° posto in Italia e addirittura al 7488° posto al mondo, a distanza siderale dalle vette toccate solo qualche anno fa. Lo rivela il settimanale OGGI, in edicola da domani. Si tratta di stime che cambiano in tempo reale,  ma confermate  da altre importanti società mondiali del settore: viene dato in caduta libera anche su Traffic Estimate (dai 5 milioni di visite a giugno ai 2,2 di oggi). E Calcustat.com, altra azienda leader, gli assegna un ranking di fascia C, contro un A di Corriere della Sera e Repubblica e un B per il sito de La Stampa. OGGI rivela però che nella classifica dei politici che ottengono il maggior numero di “mi piace” sulla propria pagina Facebook, Grillo resta al comando (1 milione 776 mila) e tra i primi 11 ci sono anche Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio e Paola Taverna.                       L’articolo di Repubblica.it (qui il link)Se nel 2006 il sito ‘beppegrillo.it’ era terzo nella top ten mondiale, in una classifica guidata da Cnn e Bbc, nel 2009 vedeva una prima flessione passando dal terzo al settimo posto nella graduatoria stilata dalla rivista americana Forbes che lo definiva settima ‘web star’ del mondo, basandosi sulle analisi di traffico di Google e della società Alexa del gruppo Amazon.Oggi però la stessa Alexa, tra le principali aziende mondiali che si occupano di statistiche internet e partner di Google nel determinare il ranking di un sito (la popolarità), rivela il tracollo subito dal sito che oggi si colloca al 171esimo posto in Italia e addirittura al 7495esimo posto al mondo, molto lontano dai picchi raggiunti qualche anno fa (anche se i dati variano in continuazione). Alexa non è l’unica società a certificare il calo: il sito viene dato in caduta libera anche da Traffic Estimate che certifica un calo particolarmente accentuato negli ultimi 8 mesi: dai 5 milioni di visite a giugno ai 2,2 di oggiCalcustat.com, altra azienda leader del settore, gli assegna un ranking che va dalla fascia B alla C (vedi foto, relativa alla rilevazione di ieri).Il leader M5S può consolarsi con il primato in un’altra speciale classifica, quella dei politici che ottengono il maggior numero di ‘like’ su Facebook: Grillo resta al comando con 1 milione 776 mila ‘mi piace’ e tra i primi 11 ci sono anche i big Cinque Stelle Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio e Paola Taverna.

 

 SCRIVONO ANCORA MAGISTRATI “SOTTO FALSO NOME” SUL BLOG DI BEPPE GRILLO?- ESCLUSIVO

L’OPERAZIONE DA CIALTRONI- Quest’operazione da cialtroni consente così a Repubblica.it di diffondere una notizia ripresa in Rete che giova al loro sito, perché tutti i siti citano i “loro” dati come fonte, linkandola, portando inevitabilmente traffico. Con tutte le conseguenze del caso.

LA REAZIONE DI GRILLO- Beppe Grillo reagisce tuttavia in maniera scomposta lanciando l’hastag #IoNonLeggoRepubblica. E contesta l’attendibilità dei dati Alexa, citando a caso il primo sito che ritiene poco affidabile Alexa, come se dovessimo prendere quel sito come una certificazione internazionale.

Strano. Perché, per contro, quando Forbes nel 2009 utilizzò gli stessi dati Alexa per piazzarlo ai vertici della classifica mondiale, Grillo dichiarò all’Ansa: «È la dimostrazione della forza della rete, che è fantastica: sono felice». E ancora: «Dimostra anche che siamo più vivi che mai, mentre vorrebbero farci passare per scomparsi dalla scena dell’informazione tradizionale. La cosa meravigliosa poi è che questo risultato incredibile è stato raggiunto con pochissimi mezzi, il lavoro di 4-5 persone che ringrazio, pochissimi investimenti: non certo quelli pazzeschi di altri. Questo rende tutto più fantastico e clamoroso».

 Dario Fo: “Renzi? Ha copiato il programma da Grillo. Ma finora solo promesse”- LEGGI

Non starò a spiegare qui perché Alexa, società rilevata da Amazon per 250 milioni di dollari nel lontano 1999, non sia esattamente un sito di dilettanti e perché i suoi dati siano ancora più attendibili se devono certificare un calo di traffico rispetto ad un incremento in un breve lasso di tempo.

Ma due cose vanno sottolineate:

1) La stessa fonte citata da Beppe Grillo (un sito che spiega come guadagnare online) per smentire Alexa non può fare a meno di rilevare la precisazione della società del gruppo Amazon:

 Cioè: non abbiamo abbastanza dati per fare delle classifiche significative per i siti con ranking superiore a 100.000. Comunque, più un sito si avvicina alla posizione numero 1 e più affidabile sono i valori che noi forniamo. Ciò significa che, per esempio, la differenza di traffico tra un sito in posizione 1.000.000 e un altro in posizione 2.000.000 ha un basso significato statistico.  

 Ossia: se un sito ha visualizzazioni infime, Alexa potrà certamente sbagliare. Ma se un sito ha un traffico notevole, come nel caso del sito di Beppegrillo.it, i dati sono decisamente affidabili.

 Il nipote di Beppe Grillo, vicepresidente di m5s, a Oggi: «In questi anni ha corso molti rischi, ma non è tipo da spaventarsi» – Leggi

2) Alexa è così poco affidabile che viene utilizzata da Google nell’estensione di Chrome per certificare il ranking del sito nell’Open Seo Stats: da Google, non da un’armata Brancaleone. Una società che Grillo prende molto sul serio perché, dopo averla attaccata nei suoi spettacoli per far ridere gli spettatori, le affida da tempo la raccolta pubblicitaria del sito attraverso Google Adsense.

 Si tratta di precisazioni ovvie che certamente saprà dare anche Repubblica.it, sempre naturalmente che riescano a copiarle da qualche parte.

Edoardo Montolli

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Edoardo Montolli

Edoardo Montolli, giornalista, è autore di diversi libri inchiesta molto discussi. Due li ha dedicati alla strage di Erba: Il grande abbaglio e L’enigma di Erba. Ne Il caso Genchi (Aliberti, 2009), tuttora spesso al centro delle cronache, ha raccontato diversi retroscena su casi politici e giudiziari degli ultimi vent'anni. Dal 1991 ha lavorato con decine di testate giornalistiche. Alla fine degli anni ’90 si occupa di realtà borderline per il mensile Maxim, di cui diviene inviato fino a quando Andrea Monti lo chiama come consulente per la cronaca nera a News Settimanale. Dalla fine del 2006 alla primavera 2012 dirige la collana di libri inchiesta Yahoopolis dell’editore Aliberti, portandolo alla ribalta nazionale con diversi titoli che scalano le classifiche, da I misteri dell’agenda rossa, di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti a Michael Jackson- troppo per una vita sola di Paolo Giovanazzi, o che vincono prestigiosi premi, come il Rosario Livatino per O mia bella madu’ndrina di Felice Manti e Antonino Monteleone. Ha pubblicato tre thriller, considerati tra i più neri dalla critica; Il Boia (Hobby & Work 2005/ Giallo Mondadori 2008), La ferocia del coniglio (Hobby & Work, 2007) e L’illusionista (Aliberti, 2010). Il suo ultimo libro è I diari di Falcone (Chiarelettere, 2018)

ommenti

  1. “citando a caso il primo sito che ritiene poco affidabile Alexa, come se dovessimo prendere quel sito come una certificazione internazionale”

    Salve, sono il gestore del “primo sito a caso”. Forse nella fretta l’autore di frontedelblog.it non ha letto bene l’articolo pubblicato sul “primo sito a caso”, dove vengono spiegati chiaramente i motivi oggettivi per i quali Alexa (e siti simili) non sono e mai potranno essere affidabili in merito al numero dei visitatori di un sito.

    1) I dati di Alexa sono molto – MOLTO – parziali perché fanno affidamento quasi esclusivamente sugli utenti che installano nel browser la toolbar di Alexa. Oggi tra l’altro, nessuno installa più toolbar per paura di virus e malware…

    2) La maggioranza degli utenti di Alexa sono cinesi o americani e NON SONO ITALIANI

    3) le statistiche di Alexa sono facilmente manipolabili, come ho spiegato nel mio articolo

    Affidarsi totalmente ai dati di Alexa quindi, sarebbe un po’ come chiedere agli italiani la propria squadra del cuore, basandoci su 1.000.000 di romani e 250.000 milanesi.

    A proposito, chiunque può creare un’estensione Chrome e farla puntare al sito “stupidaggini.com” o al sito “dati-a-caso.com”. Ciò non è certo sinonimo di autorevolezza di quei siti.

    1. Salve,
      bisognerebbe che comunicasse queste sue considerazioni ad Amazon, che rilevò Alexa per 250 miloni di dollari (ripeto 250 milioni) e a quelli di Google, che utilizza Alexa nell’estensione di Chrome per certificare il ranking del sito nell’Open Seo Stats. Sono operazioni decisamente costose e fatte dai due più importanti colossi della Rete.
      Cosa dice, sono decerebrati loro o forse le sue riflessioni sono, come dire, un po’ avventate?
      Perché, vede, oltre all’articolo su Fronte del Blog sono anche l’autore dell’articolo in questione uscito sul settimanale Oggi, il cui lancio fu letteralmente scippato da Repubblica.it.
      E nell’articolo, a proposito dei dati di Alexa in merito al calo di visitatori del sito Beppegrillo.it, riportai il parere di Alessandro Amadori, amministratore delegato di Coesis Research, istituto di sondaggi demoscopici e ricerche di mercato. Questa fu la sua risposta, pubblicata da Oggi: «Sono dati decisamente attendibili e fanno parte del cosiddetto “buzz monitoring”, capace cioè di misurare in tempo reale il chiacchiericcio in Rete. Come Coesis abbiamo analizzato alle ultime europee i numeri di un’altra azienda leader molto simile a queste e i risultati sono stati stupefacenti. D’altra parte a maggior ragione valgono per un movimento politico nato in Rete e che, esattamente come sulla Rete, io definisco a “soffietto”: si gonfia nel momento in cui l’elettore è frustrato e la politica inerte e si sgonfia non appena questa riparte, come è accaduto nell’ultima tornata elettorale».
      Continui a seguirci,
      Buona serata
      Edoardo Montolli

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