Quanti sono davvero i pazienti risarciti per episodi di malasanità? Le cifre ballano. I medici e le assicurazioni si lamentano. Eppure qualcosa non torna.
Agli inizi del 2013 la Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario contò 570 denunce tra l’aprile 2009 e il dicembre 2012, 400 delle quali riguardavano la morte di un paziente. Quasi metà di quest’ultimo tipo di denunce arrivava da due sole regioni: Calabria e Sicilia. A gennaio 2014 è scoppiata la rivolta dei medici, in particolare contro lo spot di un’ associazione specializzata nell’assistere persone che si ritengono vittime di episodi di malasanità. In una lettera inviata al ministro della Sanità dal Collegio italiano dei chirurghi si leggeva peraltro: «Le iniziative per ottenere un risarcimento – prosegue il documento – nel 95% dei casi si concludono con esito favorevole nei confronti del medico, dopo aver però procurato stress ai pazienti e agli stessi operatori sanitari, nonché ingolfato i tribunali di cause infondate». Solo un anno prima, però, Dario Focarelli, direttore generale dell’Ania, spiegava a Repubblica: «Circa l’80% delle denunce di errori o malpractice medica porta a un risarcimento assicurativo, che in media costa alla compagnia il 160% rispetto al premio incassato». Otto volte su dieci.