QUANDO L’AMORE SUPERA LA MORTE…
Le incredibili storie d’amore che hanno commosso profondamente il web: l’uomo che si sposa dieci ore prima di morire, la madre che sparge le ceneri del figlio in 100 paesi diversi, il bambino malato cui anticipano Halloween e Natale e tanto altro…
Chissà quante volte lo aveva detto ai suoi operai che la loro era una grande famiglia. Solitamente si tratta di una frase di circostanza, spesso utilizzata dai datori di lavoro per tenere a bada le rivendicazioni dei dipendenti su stipendi, vacanze e premi di produzione. Una frase che suona pure decisamente antipatica. Ma per Leonardo Martini, 72 anni, caso più unico che raro, la cosa era vera. Gestiva la Dioma di Vicenza, fabbrica specializzata nella realizzazione della componentistica in plastica per le auto, nata nel lontano 1967. E, dopo aver meditato a lungo, non avendo figli, in punto di morte ha deciso di donarla in eredità ai suoi 25 operai. La compagna Franca Furlan ha ricordato a “Il Giornale di Vicenza” che Leonardo «voleva che gli operai si sentissero parte dell’azienda e sentissero la responsabilità. È sempre stato dalla loro parte. L’aveva sempre detto: “non voglio che la società sia venduta ad altri, ad estranei”». Difficilmente lo dimenticheranno. Tanto che ognuno ha voluto ricordarlo nel funerale laico tenutosi in uno dei suoi capannoni, con un “brindisi” virtuale con la foto di lui, piazzata sopra al feretro, in cui tiene in mano due bottiglie. In epoca di globalizzazione, dove la Rete amplifica ogni piccola situazione quotidiana nascosta in ogni angolo del mondo, le storie commoventi dove l’amore sembra superare la morte, si sono moltiplicate negli ultimi mesi.
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IL VEDOVO
Come quella proveniente da un fast-food negli Stati Uniti. È da lì che una ragazza, Madi Bash, nota su Twitter come Maaadina, dopo aver assistito ad una scena, non ha potuto far altro che scattare una foto col cellulare e postare l’immagine sul social network, commentando: «Oh mio Dio, sono appena morta! Lui ha una foto di sua moglie con sé mentre mangia!!! Io lo amo io amo l’amore!» La foto immortalava un anziano vedovo che pranzava al tavolo, su cui era posata una foto di gioventù di lui insieme alla moglie ormai defunta. Un’immagine diventata subito virale, con utenti che sospiravano dicendo che ricordava loro il proprio nonno. Presto si sono fatti vivi i quotidiani statunitensi. E a loro l’uomo ha raccontato una storia ancor più forte della foto: ha detto di essersi innamorato di lei all’età di 17 anni. Poi la guerra li aveva separati. Al ritorno l’aveva cercata per ben dieci anni e da allora non si erano più lasciati. Fino al 2009, quando lei era morta. Da allora l’uomo gira portando con sé quella foto e parlando con l’immagine in qualsiasi luogo si trovi.
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Storie d’amore struggente che spesso vengono a galla solo grazie ai social network. Quella tra Maxine e Don Simpson, di Bakersfield, in California, l’ha raccontata ad esempio su Facebook la nipote Melissa Sloan, postando le loro fotografie. Lei aveva 87 anni e lui 90. Sono rimasti sposati 62 anni. Fino a quando lei non si è ammalata di cancro, terminale. E lui, a luglio, si è fratturato l’anca. Quando le condizioni di Maxine sono drasticamente peggiorate, e Don Simpson era ricoverato, li hanno messi in due letti a fianco. Si sono stretti la mano. Maxine è morta così. E passate quattro ore è spirato pure lui. Il web si è commosso e poco dopo dal Brasile rimbalzava una vicenda simile, raccontata dal giornale inglese Express. È successo a Porto Alegre. Protagonisti Italvino e Diva Possa, 89 anni lui e 80 lei, ricoverati all’ospedale di San Lucas. Si erano conosciuti ad un ballo nel lontano 1948 e non si erano più lasciati. Nel 2013 a Italvino avevano diagnosticato una leucemia, mentre a Diva, ad aprile, era stato trovato un cancro alla vescica. I due quadri clinici si sono aggravati entrambi all’improvviso e anche in questo caso i medici li hanno lasciati nella stessa stanza. Sono morti a 40 minuti di distanza uno dall’altra. Il nipote Rafael li ha definiti le due «persone più romantiche» che abbia mai conosciuto. Italvino, per tutti i 65 anni del loro matrimonio, ha preparato la colazione alla moglie. «Mai visto niente di simile» hanno commentato tanti.
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E se questo amore sembra davvero superare la morte, c’è una madre che sta cercando in tutti i modi di accontentare il sogno di un figlio che non c’è più. Si chiamava Cj Twomey e aveva appena vent’anni quando si suicidò il 14 aprile 2010. Facile immaginare il complesso di colpa che subentra inevitabilmente in un genitore, che cerca in se stesso la causa di un gesto tanto tragico. È così che sua madre Hallie, che ne teneva le ceneri in casa, un anno fa ha deciso di tentare di realizzare il sogno di Cj: girare il mondo. Ha aperto una pagina Facebook, “Scattering Cj”, e ha fatto un appello agli internauti: spargere in giro per il mondo una piccola quantità delle ceneri del figlio. A chi accetta viene inviata una bustina e una foto del giovane. La donna chiede solo in cambio una foto all’immagine nel luogo in cui le ceneri vengono postate. Hanno risposto in tantissimi, dalla Namibia alla Cina. Bambini, coppie, anziani. C’è gente che ha portato le ceneri in cima alla montagna, chi in fondo agli abissi, chi in mongolfiera. Per sé ne ha tenute solo una minima parte, incastonate nei gioielli. Su Facebook scrive: «Spedire per posta le ceneri di tuo figlio in giro per il mondo non mi sembrerà mai una cosa giusta, perché è completamente sbagliato che se ne sia andato in quel modo. Come madre la cosa che mi fa più paura è che mio figlio sia dimenticato». Agli utenti, un’altra piccola richiesta: mentre spargono le ceneri, dire a Cj che a lei dispiace di averlo deluso.
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IL BIMBO CHE VISSE TRE ORE E GIRO’ IL MONDO
A Dan Haley e sua moglie Jenna era stato detto che il loro figlio Shane Michael sarebbe vissuto solo poche ore dopo la nascita a causa di una malformazione incurabile: anencefalia, una malattia che impedisce al cervello di formarsi. La diagnosi venne fatta quando Jenna era incinta di soli tre mesi. Ma entrambi hanno deciso comunque di portare a termine la gravidanza, portandolo in tutti i posti in cui lui non sarebbe mai potuto andare: da Disneyland a Time Square fino all’Empire State Building di New York. E ancora mare, zoo, partite di basket e baseball. La storia è stata poi documentata su Facebook. Shane Michael è vissuto 3 ore e 45 minuti.
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Ci sono poi storie ancora più tragiche e allo stesso momento commoventi. Una delle più dure da mandar giù è certamente quella del piccolo Ethan Van Leuven, di appena 4 anni. Gli avevano diagnosticato una leucemia terribile e dato ancora pochi giorni di vita. I genitori, Jennifer e Merril, armatisi di un coraggio fortissimo e appoggiati da tuta la città di West Jordan, nello Utah, hanno allora deciso di rendergli indimenticabili quegli ultimi periodi. E tutti insieme hanno organizzato in anticipo Halloween, Natale e il compleanno, con tanto di maschere, addobbi, presepi viventi e l’immancabile visita di Babbo Natale. «Abbiamo pensato di sfruttare gli ultimi giorni insieme per farlo divertire il più possibile» ha detto il papà. Tutto in una settimana. Putroppo poi, le previsioni dei medici si sono avverate con meticolosa precisione: Ethan è morto alle 10,20 del 28 ottobre. Il padre lo ha annunciato sul blog che ne raccontava la storia, ringraziando tutti. È stato l’ultimo post del sito.
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SI SPOSA DIECI ORE PRIMA DI MORIRE
Rowden Go Pangcoga, filippino di Manila, è stato invece il protagonista del matrimonio più struggente, documentato da un video che è impossibile reggere fino alla fine senza avvertire un groppo alla gola. Aveva fissato la data delle nozze prima che gli diagnosticassero un male incurabile: cancro al fegato al quarto stadio. Non sarebbe mai arrivato all’8 luglio, il giorno delle nozze e del suo compleanno. Ha deciso così di sposarsi con la sua Leizl nei corridoi dell’ospedale, mentre il fratello della sposa girava il video. Lui in barella, lei in lacrime, come del resto tutti gli altri invitati: ha detto sì. L’ha baciata. Ed è morto dieci ore più tardi, l’11 giugno, all’età di 29 anni.
MALATO TERMINALE PORTA ALL’ALTARE LA FIGLIA DI 11 ANNI
Anche la storia di Jim Zetz ha commosso la Rete. Malato terminale di 62 anni, sapeva che non avrebbe mai potuto accompagnare un giorno la figlia undicenne Josie all’altare. Ha organizzato così la cerimonia prima di morire, con lei in abito bianco e tanto di prete, regalandole un anello: «Questo giorno è stato importante per Josie, quando andrà all’altare con l’uomo della sua vita, ricorderà questo momento e sentirà il papà ancora più vicino».
Manuel Montero