«Quella tragica mattina del 16 marzo 1978, in via Fani c’erano uomini e automezzi dei Servizi segreti», rivela al settimanale OGGI l’onorevole Gero Grassi, vicepresidente dei deputati del Partito democratico nonché membro autorevole della Commissione parlamentare di inchiesta sul caso Moro.
Furono loro a condurre l’operazione militare di sterminio della scorta e il sequestro di Aldo Moro? «Certamente queste persone non erano lì a prendersi un caffè» spiega l’onorevole Grassi. «Spararono anche loro? Lo sospettiamo fortemente, ma non siamo ancora in grado di dimostrarlo. Quello che però possiamo dire con assoluta certezza è che le Brigate rosse non agirono da sole, ma furono quantomeno “accompagnate”».
I MINUTI DI FUOCO- L’attacco al presidente della Dc e la sua scorta durò tre minuti, dalle 9,02 alle 9,05 e poté perfezionarsi grazie a un fondamentale particolare. «Per anni», dice Grassi, «ci hanno raccontato che la Fiat 130 su cui viaggiava Aldo Moro fu bloccata dalla 128 condotta dal brigatista Moretti che tagliò l’incrocio a marcia indietro e la tamponò sul frontale. Ma non è vero. Non ci fu nessun tamponamento. E’ vero, invece che all’incrocio tra via Fani e via Stresa, nel posto dove abitualmente stazionava il furgone del fioraio Spiriticchio, a cui erano stati squarciati gli pneumatici la sera prima, c’era parcheggiata una Austin Morris targata Roma T50354, della società Poggio delle rose, di proprietà dei Servizi segreti italiani, con sede in via Libertà, 10. Fu proprio quest’auto, posizionata in modo strategico, a bloccare la via di fuga alla 130 di Moro. E c’è dell’altro. Alla sinistra dell’auto di Moro, vi era parcheggiata un’altra Mini minor il cui proprietario era Tullio Moscardi, membro di Gladio, la struttura paramilitare segreta della nato. Sul lunotto posteriore di quest’auto c’era in bella evidenza un foglio rettangolare bianco. Sembra un particolare insignificante, ma oggi siamo in grado di dire che nel linguaggio delle operazioni coperte, quel simbolo vuol dire una cosa precisa: “Servizi in azione”».