Un 58enne ungherese ha trovato tra questi ruderi un tetto che ha trasformato in una casetta dignitosa e ordinata – I suoi indumenti sono appesi ad una corda che fa da armadio e per cucinare adopera dell’alcool e una griglia
CassinoI ruderi della vecchia Cassino, la città che 70 anni fa, durante la seconda Guerra mondiale, fu distrutta dai bombardamenti alleati, si ripopolano grazie agli stranieri, alcuni dei quali li adoperano per nascondersi dalle forze dell’ordine.Le mura diroccate, molte delle quali pericolanti e risalenti anche al Medioevo, sono le uniche sopravvissute alla Guerra e completamente dimenticate dalla città che, invece, è stata ricostruita.La zona in questione è sulle pendici della collina sovrastata dalla Rocca Janula, che nei millenni è stata a protezione della celebre abbazia di Montecassino, ma che nulla ha potuto per proteggerla dalla furia della guerra condividendo il destino del monastero e della città sottostante.La zona di via Pinchera è rimasta intatta come 70 anni fa, fagocitata da una fitta vegetazione, capace di inghiottire anche ciò che resta della facciata del campanile e delle pertinenze della chiesa di San Pietro in Castro, che sorgeva nel cuore di un fitto centro abitato. Visitare questi luoghi oggi significa incamminarsi per sentieri armati di roncola, ed è proprio come entrare nelle viscere delle foreste più fitte. Le porte delle strutture superstiti sono per metà coperte dal terreno, ma ci sono chiari i segnali che qualcuno ha fatto di quegli anfratti delle vere e proprie tane.Segni di vita Scarpe e abbigliamenti, poco più che stracci, appesi agli alberi; cumuli di altri stracci negli angoli più coperti e sistemati in modo da servire come letti, cumuli di plastica di fili elettrici sventrati per recuperare il rame, fanno pensare che in quei luoghi ci si vive o ci si nasconde, secondo le necessità.Continuando nella ricerca, però, ci si imbatte in qualcosa di diverso. Dietro ad alcune frasche si apre un sentiero in salita, pulito e la cui percorribilità è facilitata da scalini scavati nella terra e assicurati con legno e paletti in ferro. Ancora alcuni metri e ci si imbatte in quella che sembra la casa dei nani di Biancaneve. Una piccola struttura in muratura, con un ingresso basso chiuso da una porta realizzata con delle tavole. Tutto intorno è pulito e le erbacce sono state tagliate. Davanti c’è una piccola veranda e una sedia con la seduta realizzata con la tavoletta di un wc, che altri non è che il bagno. Il tetto della casetta è invece coperto da un telo di plastica. Il padrone di casa ha in mano una tanica d’acqua. Dice di essere ungherese e di avere 58 anni. Si presenta soltanto con il nome di Peppe.«Quello vero non lo dico, ma non perché sono un ricercato dalla polizia, perché non vorrei che altri senza tetto mi riconoscessero e venissero a portarmi via la casa»,confessa.GUARDA LA FOTOGALLERY SU CRONACA VERARacconta che qualcosa di simile è già accaduto e non vuole ricapiti di nuovo. Dice di vivere in quel posto da circa sei anni e di averlo scoperto grazie ad alcuni romeni che abitavano i ruderi un po’ più a valle.L’interno della dimora dimostra che Peppe è persona povera, ma ordinata. I suoi indumenti sono appesi a una corda che fa da armadio. Per cucinare adopera dell’alcool e una griglia. Peppe è anche persona devota. Alle pareti ha appeso un crocefisso e alcune immagini sacre, tra le quali quella della Madonna dell’Assunta. Ovviamente, non ha energia elettrica, né acqua corrente, per cui utilizza un cero per far luce di notte e delle taniche d’acqua che riempie quotidianamente alla sottostante fonte del fiume Gari lontana appena qualche centinaio di metri.Peppe vive tra i ruderi dimenticati della città bombardata 70 anni fa e non chiede nulla, né si lamenta. Vive di elemosine e per mangiare va alla Caritas.«Qui si sta molto meglio che sulle panchine della stazione dove vivevo prima, e difendo questo posto perché ormai è casa mia».Intanto, a poche centinaia di metri, nel centro di Cassino, quello ricostruito, seguendo un ricco programma di appuntamenti, si celebrano manifestazioni con ospiti illustri, come il presidente della Repubblica, il Principe Harry d’Inghilterra, capi di Stato e ambasciatori di decine di Paesi, tutto per ricordare i 70 anni dalla distruzione di quelle case in cui oggi abita Peppe.Ermanno Amedei per Cronaca Vera