Le Barchette del Tridente sono oggi affascinanti vetture da collezione. Ma, all’epoca, le più temibili avversarie delle “rampanti” Ferrari che, sotto la ferrea guida del Drake, volevano sfondare nel mondo delle corse, settore nel quale proprio le Maserati si erano da tempo costruite una solida posizione. Occorre dire che le prime sfide tra Enzo Ferrari e i fratelli Maserati risalgono addirittura a prima della guerra.
ENZO FERRARI PILOTA– Nel 1926 si fronteggiarono la squadra corse dell’Alfa Romeo di cui Enzo Ferrari era pilota, e la Maserati, fondata pochi anni prima a Bologna. La Scuderia Ferrari gareggiava inizialmente con vetture costruite dall’Alfa Romeo a Milano e preparate a Modena, mentre la Maserati era dall’origine una vera e propria azienda costruttrice, benché di modeste dimensioni. Le macchine che portavano in corsa l’emblema del Tridente venivano infatti realizzate interamente nella fabbrica bolognese.
LA MASERATI RILEVATA– Nel 1938 Adolfo Orsi rilevò la Maserati e decise di trasferirla nella stessa città della Ferrari, portando la competizione da un livello esclusivamente sportivo, ad uno più ampio, territoriale e campanilistico. Nel 1947 la Ferrari divenne una vera casa costruttrice e le sue auto da corsa iniziarono ad imporsi nelle competizioni sia nazionali che internazionali. Negli anni Cinquanta, l’elenco delle vittorie Ferrari si allungò sempre di più, ma le Maserati restarono protagoniste: sul podio, se non andavano i piloti del Cavallino, c’erano quelli del Tridente.
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IL RISPETTO DI FERRARI– Svariate testimonianze riportano, in forma più o meno diretta, il rispetto e l’importanza che Enzo Ferrari riservava alla Maserati e ai suoi uomini. Non li citava mai per nome, li chiamava “quelli là in fondo”, locuzione che traeva origine da una precisa ragione topografica: mentre la Scuderia Ferrari aveva preso sede a Modena in una posizione centrale, all’incrocio con la via Emilia, la Maserati, trasferita da Bologna, si trovava in uno stabilimento più in periferia, all’incrocio con la strada per Nonantola. La lotta in campo sportivo proseguì più accanita che mai e benché l’albo d’oro del Cavallino fosse via via più pingue per numero e prestigio di affermazioni, quello del Tridente non era da meno. Come se non bastasse la competizione sui campi di gara, emerse anche la concorrenza nella produzione delle vetture Gran Turismo, destinata a rimanere nel tempo il solo elemento di rivalità.
IL RITIRO– Nel 1957, infatti, la Maserati decise il ritiro dalle corse. Tornando al periodo d’oro, le due Case modenesi si spartirono equamente pure i ricchi clienti che amavano utilizzare le prestigiose Barchetta anche per cimentarsi nelle numerose competizioni in pista e su strada che si svolgevano in quegli anni. I regolamenti agonistici e le permissive norme del Codice della Strada consentivano, di fatto, di correre con la stessa vettura sportiva con cui si poteva andare a spasso. Ciò favorì la nascita e l’affermazione di una nuova schiera di piloti, giustamente chiamati in inglese gentlemen drivers o “guidatori gentiluomini”, che, in un mondo delle corse in cui pubblicità e sponsor erano ancora al di là da venire, sovvenzionavano sostanzialmente le Case costruttrici come Ferrari e Maserati, commissionando loro vetture da competizione. I più talentuosi finivano poi per rappresentare ufficialmente il marchio.
MASERATI OGGI– Nacquero così indiscussi capolavori di tecnica e stile, ma anche la gioia dei Gentlemen Collectors di oggi, che li hanno riportati all’antico splendore non disdegnando di utilizzarli nelle più celebri rievocazioni storiche. Testimonianze di un’epoca unica e irripetibile, vera età dell’oro per l’auto sportiva e le passioni che ha saputo generare.