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Scusate, ma di chi è allora la villa sequestrata a Formigoni?

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Roberto Formigoni

Ho atteso tutto il giorno la notizia. Siccome non è arrivata, la cosa comincia a inquietarmi.

Mi spiego. Stamane vengono eseguiti dei sequestri preventivi di immobili e conti correnti per una cifra iperbolica. È l’inchiesta di Milano sul caso Maugeri e la presunta corruzione in cui sarebbe coinvolto Roberto Formigoni. Tra i beni sequestrati c’è pure una villa, ad Arzachena, in Sardegna.

Succede. Poi i processi chiariranno. Mi aspetto che Formigoni dica che è innocente. E che la Procura insista che è colpevole.

Invece no. Formigoni dice che lui una casa in Sardegna non ce l’ha mai avuta. Be’, penso, ora si fa avanti il proprietario e s’incazza pure: «Fuori tutti da casa mia». Perché una villa ad Arzachena non è un rudere abbandonato in un bosco che uno la lascia lì incustodita o se la dimentica.

Guardo l’Ansa tutto il giorno. Niente, non si fa vivo nessuno. Nessuno la reclama.

Almeno, giusto per chiarire subito, no. Il proprietario vero tiene all’anonimato. Dico, non iniziamo con le battute sulla casa a sua insaputa, perché poi sappiamo che c’è gente che ce l’ha davvero a sua insaputa.

Però seguo il resto delle dichiarazioni di Formigoni e resto così, come dire, stupito:

«Leggo che mi avrebbero sequestrato o starebbero sequestrandomi beni fino a 49 milioni di euro. Tranquillizzo tutti, non ho mai posseduto nemmeno la centesima parte di 49 milioni di euro». Dice che ha due conti. «Su uno dei miei due conti correnti figura un attivo di 18 euro e 20 centesimi, sull’altro un passivo di 75mila euro».

Nessuno fa domande. Tutto ok. A posto così. Ma scusate, com’è possibile?

Ora, la centesima parte di 49 milioni sono 490 mila euro. Tanti, ma non infiniti per chi fa politica da una vita.

La prima volta che Formigoni è stato eletto al Parlamento Europeo io avevo undici anni, in tv Mike Bongiorno conduceva Superflash e i cartoni animati dei robot giapponesi non erano ancora terminati, per dare un’idea. Adesso ne ho 41. Dalla politica, sempre pronta a limarsi lo stipendio verso l’alto, non se n’è mai andato.

A gennaio 2012 Il Sole 24 Ore scrive che, come Presidente della Regione Lombardia, Formigoni guadagna 11739 euro al mese. A settembre dello stesso anno, alza la cifra e scrive che è il più pagato Governatore d’Italia e la portavoce di Formigoni precisa che il suo guadagno è invece inferiore ai 10mila euro mensili. Netti. Quindi, almeno più di 9mila netti. Formigoni è stato 18 anni presidente della Regione Lombardia.

Come fa ad avere un saldo di 18 euro e 20 centesimi e un passivo addirittura di 75mila?

Penso: avrà case. Invece no. Perché lui tiene a sottolineare che ha 4 appartamenti, di cui 3 ereditati e pure in condivisione coi fratelli. E l’unica casa che si è preso dopo 40 anni e rotti di politica e 18 da Governatore è un micro appartamento alla periferia di Sanremo di 36 metri quadri. Trentasei.

Praticamente un soggiorno. Un amico mio operaio in mobilità ne ha uno di 65.

Escludiamo subito che Formigoni sia rovinato e che la sua solvibilità sia di 18 euro e 20 centesimi. Perché altrimenti neppure con tutti i santi che scendono dal cielo la banca ti fa andare in rosso di 75mila euro. Specie con questi chiari di luna. Ci sarà senz’altro qualcosa in più, perché non vorrei immaginare che dopo anni che ci dicono che ci faranno uscire dalla crisi, i più rovinati siano proprio loro, i politici.

Ora, gentile Formigoni, mi rivolgo a lei. Io, che per passione e mestiere sono sempre stato garantista, non ho difficoltà a ritenerla innocente. Francamente a me dell’inchiesta non importa nulla.

Ma visto che nessuno le fa domande e che i suoi guadagni provengono per buona parte da introiti pubblici, non sarebbe meglio per tutti, soprattutto per la sua immagine, che lei mettesse giù una mappa di come ha speso quarant’anni di stipendi politici? Così, giusto per regolarci nella cabina elettorale.

Perché detta così, 18 euro di saldo con la gente che si impicca perché ha perso il lavoro o si da fuoco perché è asfissiata da Equitalia, ecco, io mi sento un po’ preso per il culo.

Edoardo Montolli

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Edoardo Montolli

Edoardo Montolli, giornalista, è autore di diversi libri inchiesta molto discussi. Due li ha dedicati alla strage di Erba: Il grande abbaglio e L’enigma di Erba. Ne Il caso Genchi (Aliberti, 2009), tuttora spesso al centro delle cronache, ha raccontato diversi retroscena su casi politici e giudiziari degli ultimi vent'anni. Dal 1991 ha lavorato con decine di testate giornalistiche. Alla fine degli anni ’90 si occupa di realtà borderline per il mensile Maxim, di cui diviene inviato fino a quando Andrea Monti lo chiama come consulente per la cronaca nera a News Settimanale. Dalla fine del 2006 alla primavera 2012 dirige la collana di libri inchiesta Yahoopolis dell’editore Aliberti, portandolo alla ribalta nazionale con diversi titoli che scalano le classifiche, da I misteri dell’agenda rossa, di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti a Michael Jackson- troppo per una vita sola di Paolo Giovanazzi, o che vincono prestigiosi premi, come il Rosario Livatino per O mia bella madu’ndrina di Felice Manti e Antonino Monteleone. Ha pubblicato tre thriller, considerati tra i più neri dalla critica; Il Boia (Hobby & Work 2005/ Giallo Mondadori 2008), La ferocia del coniglio (Hobby & Work, 2007) e L’illusionista (Aliberti, 2010). Il suo ultimo libro è I diari di Falcone (Chiarelettere, 2018)

Un commento

  1. Ecco, un bravo giornalista che si fa delle domande piuttosto elementari, come del resto milioni di cittadini “ONESTI”.Sarebbe opportuno che di queste inchieste fossero estese a un bella cerchia di pseudo amministratori di servizi .

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