Come trascorre il tempo libero Flavio Insinna? Semplice, tra una puntata a colpi di pacchi e, dal 28 marzo, le sfide de La pista, impegna le sue energie a ringraziare chi ha votato per Affari tuoi, decretandola trasmissione dell’anno all’Oscar Tivù. «Non avrei mai immaginato un epilogo così entusiasmante», racconta ancora incredulo Flavio, «la felicità è così grande che vorrei girare l’Italia per ringraziare tutti personalmente».
Quanto sono durati i festeggiamenti?
«Siamo stati svegli fino alle sette del mattino. Una lunga notte sanremese in giro per pub, locali, all’insegna di panini, patatine e ketchup. Tra un boccone e l’altro, però, io e il gruppo della trasmissione, per convincerci che non stavamo sognando, abbiamo fatto mille foto agli Oscar».
A proposito, dove sono finiti i due premi?
«Uno è stato consegnato a Paolo Bassetti, gran capo di Endemol. L’altro è finito inevitabilmente sulla scrivania dello studio di mio padre. Credo che quella sera se la sia spassata anche lui per la vittoria!».
In televisione si è visto uno striscione della troupe di Affari tuoi. C’era scritto in romanesco: “Portace a cena!”. Li ha accontentati?
«Prometto che la cena ci sarà presto. Il tempo di organizzarsi per bene. Sapete, tra Rai ed Endemol, sono ben 200 le persone che lavorano per il programma».
Adesso manca solo l’Oscar cinematografico di Los Angeles…
«Ma quello è una roba per numeri uno veri…».
Perché, lei è un numero uno finto?
«No, sono solo un uomo con i piedi per terra. Mio padre diceva: “Se ti diranno che sei un brocco, non ci credere. Se ti diranno che sei un genio, non ci credere. Così vivrai sempre sereno, senza rischiare grandi amarezze”».
Come fa a essere sempre così grintoso e frizzante durante il gioco dei pacchi?
«La mia droga è il terrore di non essere all’altezza, di non saper fare bene il mio lavoro. Prima di entrare in studio penso: sarò in grado entrare in sintonia con il concorrente e il pubblico? Poi, per fortuna, fila tutto liscio».
In trasmissione mostra spesso i disegni dei bambini. È perché la raffigurano sempre con una silhouette da fotomodello?
«Sì, i bambini sono gli unici a disegnarmi magro. Ecco perché tutte le sere li premio mostrando i loro capolavori. Ne arrivano così tanti che il mio camerino sembra una scuola elementare. è una valanga di colpi di genio, fantasia meravigliosa, frasi spiazzanti. Su un disegno c’era scritto “Possiamo diventare amici?” e sotto due caselle per scegliere “sì” oppure “no”. Come si fa a non rimanere affascinati da questa straordinaria umanità?».
Cartone animato vivente, umile ciabattino della Tv, instancabile operaio nella vigna di Raiuno. Quale di queste definizioni le somiglia di più?
«Se il mio essere cartone animato serve a far trascorrere qualche minuto di spensieratezza, ne sono felice. Ieri mi ha telefonato una signora che ha il marito molto malato. Mi ha detto: “Lo so, lei non se ne rende conto, ma in quella mezz’ora di programma non immagina quanto bene e quanto buonumore regala a mio marito”. Sapere che questo mestiere può essere utile anche a chi è meno fortunato, mi riempie d’orgoglio».
Intanto, ad Affari tuoi, è diventato anche “Signorino Buonasera”. I suoi annunci sono più alla Nicoletta Orsomando o alla Maria Giovanna Elmi?
«Sono annunci alla Orsomando e alla Cannuli (Mariolina Cannuli, altra storica annunciatrice Rai, ndr). Anche se molti pensano che somigli a Orazio Orlando, attore degli sceneggiati in bianco e nero».
Allora giochiamo con gli annunci. La Rai, per una sera, le offre la possibilità di annunciare un evento a suo piacere tra questi tre: la Roma ha vinto lo scudetto, vi presento il Festival di Sanremo, finalmente è finita la crisi economica. Quale sceglie?
«Ne sceglierei un altro: “Signore e Signori buonasera, è tornato il lavoro per tutti!”. Credetemi, se potessi veramente annunciare un evento così importante, sarei pronto a farlo anche in mutande, in una vasca da bagno, a testa in giù, appeso a una fune, dal Monte Bianco, vestito da Peter Pan. L’importante è che gli italiani tornino a vivere serenamente e a sorridere».
Dal 28 marzo, su Raiuno, è padrone di casa dello show La pista.
«Più che uno show, è una gara dove ottanta ballerini, divisi in otto squadre ognuna accompagnata da un cantante famoso, mettono in scena la loro grande passione. Credo che vincerà il gruppo che sarà capace di essere più affiatato e di trasmettere grandi emozioni».
In giuria ci sono Rita Pavone, Claudia Gerini e anche un maestro del palcoscenico…
«Il mio maestro Gigi Proietti. Se un giorno, magari al culmine della mia carriera, dovessero davvero chiedermi di condurre il Festival di Sanremo, credo che lui sarebbe di certo uno dei quattro moschettieri che vorrei al mio fianco. Assieme a Diego Abatantuono, Nino Frassica e Fabrizio Frizzi».
E invece l’attore Insinna quale personaggio sogna d’interpretare?
«C’è un progetto che mi sta molto a cuore. Stiamo lavorando, assieme al regista Alberto Sironi, alla costruzione di una fiction in due puntate che verrà trasmessa su Raiuno. È un omaggio a Libero Grassi, imprenditore ucciso della mafia. Perché non basta solo far ridere la gente davanti alla Tv, è importante anche non dimenticare le persone che rappresentano un buon esempio per gli italiani».
A proposito di buon esempio, Papa Francesco ne è l’emblema. Se le telefonasse, come reagirebbe?
«Dovrei trovare subito qualcosa su cui appoggiarmi, altrimenti cadrei a terra per l’emozione. Mi piace molto Papa Francesco. Soprattutto quando dice che San Pietro non aveva un conto in banca e quando invita a non essere impiegati della fede. È uomo di parole straordinarie ma anche di concretezza. Inoltre, ci ricorda che non dobbiamo arrenderci e pensare che il mondo non possa migliorare, che stagioni migliori non possano arrivare. È una guida che mi entusiasma!».
E a lei questa stagione della vita che cosa sta insegnando?
«Che bisogna assaporare la vita minuto per minuto. Prima mi accadevano tante cose belle ma non riuscivo a viverle con consapevolezza. Ne comprendevo il senso tempo dopo. Insomma, la vita era una corsa quasi a occhi chiusi. Ora mi godo ogni attimo, consapevole che non c’è nulla di scontato. Ecco perché, seguendo gli insegnamenti di mia nonna, alla fine di ogni puntata di Affari tuoi dico sempre: “Se Dio vuole, ci vediamo domani”».
Michele Avitabile per Stop