«Si pone in contrasto con il principio di presunzione di innocenza» sancito dalla Costituzione e «solleva dubbi di compatibilità anche con le norme della Convenzione europea dei diritti dell’uomo». È senza appello la bocciatura che Guido Rossi ha inflitto alle nuove norme del ministero dell’Economia sui requisiti di onorabilità richiesti ai manager delle società quotate controllate dallo Stato.
IL CASO SCARONI- Lo rivela «Panorama» nel numero in edicola da giovedì 3 aprile. L’avvocato d’affari, già senatore indipendente del Pci, poi presidente della Consob e promotore delle leggi sull’antitrust, sull’Opa e sull’insider trading, ha espresso il suo parere su richiesta dell’Eni, il cui amministratore delegato, Paolo Scaroni, è coinvolto in un’inchiesta sulla Saipem per corruzione e lunedì 31 marzo è stato condannato in primo grado per disastro ambientale in relazione alla centrale di Porto Tolle dell’Enel, che guidò dal 2002 al 2005.
LA DECADENZA- Nella sua risposta di 15 pagine, Guido Rossi boccia la modifica dello statuto che il ministero dell’Economia e la Cassa depositi e prestiti, in qualità di azionisti, chiedono venga introdotta dall’assemblea dell’Eni e che prevede la decadenza dei vertici anche in caso di condanna non definitiva o di rinvio a giudizio, violando il principio di non colpevolezza.
IL MOMENTO POLITICO – Il giudizio di Rossi arriva in un momento molto delicato, alla vigilia del rinnovo dei vertici delle maggiori aziende pubbliche quotate come Eni ed Enel. E rischia di innescare un contenzioso legale tra imprese e ministero dell’Economia.