«Papa Francesco sa parlare alla Chiesa e alle persone del nostro tempo. E anche come uomo di governo è molto deciso. È determinato nel fare in modo che gli errori del passato, non solo non si ripetano durante il suo pontificato, ma possibilmente nemmeno in futuro».
Lo dice Alfred Xuereb, segretario di Papa Francesco e, proprio nei giorni scorsi, nominato segretario generale della Segreteria per l’Economia (in pratica numero due delle Finanze vaticane), in un’intervista esclusiva al settimanale OGGI, in edicola dal 5 marzo (anche su www.oggi.it).
«E’ stato un anno straordinario. Se dovessi dare una definizione dell’operato del Papa, come pastore universale della Chiesa e come vescovo di Roma, mi viene in mente la figura del missionario. Papa Francesco, proprio come un missionario, va incontro alle persone e le chiama a sé per riportarle al cuore del Vangelo», dice Xuereb a OGGI, tracciando un bilancio del primo anno di pontificato di Bergoglio.
Monsignor Xuereb, 55 anni, origini maltesi che è stato anche nella segreteria di Benedetto XVI. E con OGGI ha ricordato anche i giorni della rinuncia di Ratzinger al papato: «Ho saputo delle dimissioni poco tempo prima dell’annuncio ufficiale dell’11 febbraio. E, naturalmente, sulla notizia riservata c’era il sigillo. Da come lo ha detto, era chiaro che fosse una decisione irrevocabile. Mi è venuto spontaneo dirgli di pensarci bene, ma non l’ho fatto. Chissà quanto aveva profondamente riflettuto e quanto aveva intensamente pregato».
Monsignor Xuereb ricorda nell’intervista anche il giorno dell’elezione di Papa Francesco, quando ha passato la sua telefonata a Ratzinger, che aveva seguito a Castel Gandolfo. «Quella sera, sentendo Benedetto XVI pronunciare la parola “Santità”, rivolgendosi a Papa Francesco, ho colto un segno di umiltà e di grandezza. Ratzinger ha ringraziato il Papa per averlo ricordato dal balcone del Palazzo Apostolico e per aver chiesto di pregare per lui. Gli ha detto: “Fin d’ora io prometto la mia obbedienza e la mia preghiera”. E lo aveva già dichiarato ai cardinali arrivati a Roma per il Conclave».