«I nostri figli si chiamano Crozza-Signoris. È stato un iter lungo, c’è voluto un avvocato, mia suocera e i miei cognati hanno dovuto firmare che erano d’accordo… Alla fine ci siamo riusciti. Se potessi, darei lo stesso cognome pure a mio marito Maurizio». L’annuncio su “Io donna” è di Carla Signoris, protagonista al cinema del nuovo film di Ferzan Ozpetek “Allacciate le cinture” e presto anche in libreria con un nuovo romanzo, dopo il successo di “Ho sposato un deficiente” e “Meglio vedove che male accompagnate”. «Il film di Ozpetek parla delle prove che nella vita dobbiamo subire e superare: siamo a questo mondo proprio per evolverci. Dà speranza e oggi c’è bisogno di respirare felicità: siamo tutti così tristi», spiega Carla. E rivela la sua ricetta di felicità: «Ripartiamo dalla gentilezza. Si può iniziare a far politica dal nostro privato, magari anche ridando un senso alle parole: se sei furbo non sei fantasioso; se sei arrogante non sei carismatico. E la fortuna non è talento». Signoris racconta anche la ricetta del suo matrimonio ultraventennale con Crozza («L’ho convinto io a diventare attore»): «C’è la fortuna e c’è l’impegno, non bisogna dare nulla per scontato. Mai. Si attraversano crisi ed è giusto, aiutano. Uno “shock” serve a ricordarti perché hai scelto quella persona. Ci sono troppi stimoli, bisogna rimanere vicini. E poi sono gelosissima! Adesso, essendo cresciuti i ragazzi, sto meno a Genova e più a Milano, dove Mauri lavora». E Carla ammette di concedersi un po’ di “manutenzione”: «Iniezioni di vitamine, acido ialuronico, un pizzico di botox, ma niente che mi cambi la faccia».