Va online il dossier dell’associazione Vittime della Caccia. Con una premessa, in calce: “E’ vero – scrivono sul sito -, noi siamo di parte, siamo abolizionisti: ma quello che succede, i numeri della gente falciata dal piombo e tutti gli abusi commessi (capitolo Frequenza accadimenti…) parlano da sè, da qualsiasi parte li rigiri. e 82 persone impallinate durante le battute e nel giro di 60 giorni effettivi di caccia.. non è un’opinione. E’ così purtroppo ad ogni stagione, più o meno. Per non parlare (ma sta nel dossier) di quello che combinano quando non vanno a caccia (105 fucilati in tutto, in 5 mesi).”
Il dossier, a cura di Daniela Casprini, con la collaborazione di Maria Cristina Tassi, prende in esame il periodo dal 1 settembre 2013 al 30 gennaio 2014, in cui si contano 60 giorni effettivi per ogni cacciatore. E considera anche l’ “ambito extravenatorio”. Ossia “lo spazio al di fuori delle battute di caccia e l’insieme dei tragici eventi derivanti dall’uso di armi da caccia, da parte di chi è legittimato a detenerne ad uso venatorio. Diversi sono i luoghi fisici e le dinamiche all’interno dei quali tali eventi accadono: il cacciatore che pulisce l’arma carica in casa, l’epilogo di violenza domestica, liti familiari o di vicinato, raptus improvvisi, malattie geriatriche e depressioni”.
I dati sono definiti parziali. Dal dossier spuntano in ambito venatorio 69 feriti e 13 morti. A questi si aggiungono 11 feriti e 12 morti in ambito “extravenatorio”.
Per un macabro totale di 80 feriti e 25 morti.
Il dossier: