Ma quali banche. A salvare il bilancio delle famiglie con prestiti e donazioni sono sempre più spesso i nonni. Succede nell’Italia della crisi, dove il costo della vita cresce e i tassi d’interesse per accedere a mutui e finanziamenti sono tra i più alti d’Europa. Ecco perché sono le pensioni a tamponare i bilanci per più di una famiglia su tre: la figura del “nonno-bancomat” emerge da un sondaggio effettuato dalla Coldiretti-Ixè e pubblicato in occasione dell’assemblea della Federpensionati, la principale associazione italiana di pensionati del lavoro autonomo.
Dallo studio scaturisce che il 93 per cento degli italiani ritiene la presenza di un nonno in famiglia “una vera fortuna”, con una netta inversione di tendenza nella percezione del ruolo degli anziani rispetto al passato. In particolare, il 37 per cento degli intervistati sostiene che un pensionato in famiglia sia “determinante per contribuire al reddito”, mentre il 35 per cento lo considera un “valido aiuto per accudire i nipoti” al di fuori degli asili e della scuola.
Solo sette italiani su cento considerano i pensionati “un peso o un ostacolo”. «La presenza di un nonno in famiglia si sta dimostrando nei fatti fondamentale per non far sprofondare nelle difficoltà della crisi moltissimi cittadini», spiega il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. «E lo dimostra il fatto che il 37 per cento dei connazionali negli ultimi anni ha chiesto aiuto economi- co ai genitori. La solidarietà tra generazioni sulla quale si fonda l’impresa familiare», aggiunge, «è un modello vincente per vivere e stare bene insieme, e non un segnale di arretratezza sociale e culturale come è stato spesso affermato».
Fuga dalle banche
Il Barometro Crif (Sistema di informazioni creditizie) sulle richieste di prestiti alle banche partite dalle famiglie italiane conferma un calo di 4,7 punti nel 2013, con un picco dell’11,8 per cento in meno nell’ultimo mese dello scorso anno. A chiedere soldi, dunque, si va meno volentieri da finanziarie e istituti dedicati, mentre l’aiuto economico è sempre più fatto in casa. Questi i dati: dai genitori ha bussato il 37 per cento, il 14 lo ha fatto da altri parenti, l’8 si è rivolto agli amici e il 4 per cento, addirittura, ai figli. Ma perché questo fuggifuggi dalle banche? Troppi sono gli ostacoli opposti all’accesso al credito, risponde la ricerca, senza contare i costi elevati e la richiesta di garanzie.
Interessi shock
Per esemplificare, accendere un prestito di diecimila euro con una nota finanziaria, ripartito in rate mensili da 500 euro e spalmato su 24 mesi, viene a costare quasi 11mila euro. Di questi, circa 940 euro d’interessi, con un Tan (il tasso annuo nominale) dell’8,6 per cento. Invece, i prestiti tra familiari sono solitamente erogati a tasso zero, salvo diversi accordi tra i privati coinvolti.
Abbiamo i tassi più alti d’Europa
Non va meglio con i mutui . Dall’analisi di Adusbef e Federconsumatori condotta sui numeri diffusi dalla Banca centrale europea e da Bankitalia, emerge una situazione molto sfavorevole per i cittadini italiani che chiedono soldi per acquistare un’abitazione.
«L’Italia detiene il record negativo sull’ammontare dei tassi di interesse», denunciano le associazioni, e spiegano: nel nostro Paese il cliente che riesce a ottenere un mutuo da centomila euro da restituire in trent’anni dovrà rendere mensilmente 515 euro, pagando un tasso alla banca pari al 4,64 per cento, rispetto ai 446 euro, con un tasso del 3,45, che pagano per esempio tedeschi e francesi (stima effettuata a dicembre 2012).
In pratica, si tratta di sborsare circa 69 euro in più al mese rispetto alla media Ue, 828 in un anno, per un extra di 24.840 totali alla fine del finanziamento trentennale. «È una differenza enorme, difficile da comprendere e soprattutto da digerire visto che i tassi al momento sono ai minimi storici», attaccano le organizzazioni dei consumatori.
A cosa si rinuncia
Nello specifico, oggi gli italiani si indebitano con maggiore prudenza per l’acquisto di auto e moto, arredamento, elettronica ed elettrodomestici. Ma scende anche il ricorso al prestito per fare viaggi, effettuare spese mediche o iscriversi in palestra. Rispetto al periodo pre-crisi, la contrazione dei prestiti “finalizzati” (ossia quelli per precisi acquisti) è crollata del 30 per cento, mentre i prestiti “personali” sono scesi del 18.
L’unica scossa è arrivata con il (solito) Natale: secondo un’indagine condotta su un campione di mille utenti online da Prestiti.it, il sito Internet specializzato nel confrontare prestiti, oltre il 30 per cento degli italiani ha pensato di ricorrere a un finanziamento per affrontare le spese legate ai regali e ai cenoni di fine anno. Ma non è sempre festa.
Matteo Cislaghi per Vero