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Fazio-Litizzetto: “Sempre amici, pronti per Sanremo”

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Fabio Fazio

Sta per condurre il suo quarto Festival di San­remo, Fabio Fazio, il secondo al fianco dell’inseparabile compagna televisiva Luciana Littizzetto. Il conduttore ligure ci confes­sa che cosa vedremo sul palco dell’Ariston a partire da mar­tedì 18 febbraio su Raiuno e come ha preparato l’attesis­sima 64esima edizione della kermesse musicale più presti­giosa d’Italia.

Fabio, quali sono stati i pa­rametri che avete impiegato nella scelta dei brani?

«Abbiamo scelto un cast che non fosse solo televisivo, ma che proponesse musica fruibi­le dalle radio, scaricabile on­line. Insomma, la musica che domani si comprerà».

Che cosa ti aspetti dalle Nuove proposte?

«Qualità. Quest’anno uno come Rubino che era nelle Nuove proposte l’anno scorso, lo abbiamo preso nei Big. Mi aspetto quindi qualità che consenta ai concor­renti di proseguire per questa strada e che per loro non si tratti di un’apparizio­ne e basta».

Rispetto ai due Festival che hai condotto nel 1999 e nel 2000, quanto e come sei cambiato? E quali sono stati, secondo te, i cam­biamenti più evidenti che da allora hanno interessato il Festival e tutta la Tv?

«Dico sempre che un anno di televisione corrisponde a sette anni di un uomo. È pas­sata un’era geologica da quan­do ho iniziato. Siamo cambiati tutti. Avevo 35 anni, oggi ne ho quasi 50, sono padre. Ci sono esperienze che mettono ordine tra i valori della vita e il Festival ora ha la giusta dimensione. La televisione italiana è enormemente cam­biata: non c’è un programma in onda di quelli che c’erano allora. Tranne, appunto, il Fe­stival di Sanremo».

Ricordi un momento in particolare del Festival dello scorso anno che ti ha regala­to una grande emozione?

«Quando sono salito sul pal­co e ho sentito la sigla dell’Eu­rovisione. Mi sono quasi bloc­cato…».

Dopo il grande successo dello scorso anno, molti col­leghi, al posto tuo, avreb­bero avuto meno coraggio e magari avrebbero evitato di tornare all’Ariston. Che cosa ti ha convinto, invece, a dire sì?

«La consapevolezza che questo è il mio lavoro. La pa­rola “lavoro” ha anche questo significato. Non è una cosa che si può fare per calcolo, nel senso che forse ti conviene o forse no. Non tutte le scelte sono determinate da noi stessi. Ma devo confessare che l’idea di fare Sanremo mi diverte molto. Scegliere le canzoni in gara è come preparare il capo­danno della televisione».

Anche quest’anno, al tuo fianco, ci sarà Luciana Lit­tizzetto. Qual è, secondo te, il segreto della vostra perfet­ta alchimia?

«Siamo amici e ci vogliamo veramente bene».

Tua moglie e i tuoi figli come vivono la settimana sanremese? E il lungo pe­riodo di preparazione che ti vede impegnato nei mesi precedenti?

«Mia moglie lo vive male perché ci sono poco a casa, la­voro un po’ di più e arrivo la sera tardi. A me mancano i fi­gli, soprattutto durante la set­timana di Sanremo. Sono uno che tutte le sere mette i bambi­ni a letto e, quindi, mi manca questo aspetto familiare. Però, dal 23 febbraio, concluso il Festival, recupererò il tempo perso».

Immagina che sia già la domenica successiva alla fine del Festival. Che cosa speri di leggere sui giornali?

«Che ci siamo divertiti ed è stato divertente per tutti».

Come ti riposerai dopo le fatiche del Festival?

«Non mi riposerò, perché continuo Che tempo che fa. Ma passerò più tempo con i miei figli».

Da bambino, avresti mai pensato che un giorno quel Festival che seguivi in Tv ti avrebbe visto nei panni di padrone di casa?

«No, e la cosa continua a farmi tenerezza, perché il Fe­stival ha sempre fatto parte della mia famiglia, di mia ma­dre e mio padre. Lo guardava­mo da ragazzi e per me è come riappropriarsi della giovinez­za. Io ho un affetto sincero per Sanremo e per me lavorarci è davvero emozionante».

Hai parlato di un progetto festivaliero lungo due anni. Impossibile, quindi, pensare di ritrovarti all’Ariston an­che nel 2015?

«Nella vita non c’è nulla di impossibile, ma ora come ora è difficile rispondere. Mi sem­bra già impossibile arrivare vivo al prossimo 22 febbraio sera!».

 

LUCIANA LITTIZZETTOOgni domenica i suoi sketch a Che tempo che fa con l’ami­co Fabio Fazio mandano in de­lirio i telespettatori della tra­smissione di Raitre. Luciana Littizzetto è pronta a portare la sua incontenibile simpatia sul palco dell’Ariston dove, per il secondo anno consecuti­vo, sarà con Fazio padrona di casa del Festival di Sanremo e dove, come ci annuncia a sor­presa, vestirà persino i panni di ballerina. La simpatica at­trice torinese si racconta con la sua consueta ironia a Vero, tra aspettative sanremesi, ri­medi antistress (indispensabili durante la frenetica settimana del festival) e gioie familiari. Mentre si fa seria quando ci parla delle storture del nostro Paese: quelle che la indignano e che tolgono il sorriso dal suo viso. E anche da quello di tutti gli italiani.

Con Fabio Fazio formi una coppia televisiva straor­dinaria. Come avete costru­ito negli anni questa vostra complicità?

«Perché lo conosco da tanti anni. È stato lui a scoprirmi a una competizione di cabaret che presentava, pensate un po’, con Moana Pozzi. Come uno stregone mi disse: “Da oggi la tua vita cambierà”».

In Tv, in virtù della vostra lunga amicizia, gliene dici di tutti i colori. Ma com’è lontano dai riflettori Fabio Fazio?

«È una persona molto genti­le e carina. Non è uno che fre­quento, nel senso che lui non è che esce molto. Lavora tanto e non fa molte altre cose nella vita. Poi io abito a Torino, lui a Milano. Però è una persona a cui voglio bene. Generalmen­te è difficile che io frequenti come amici quelli con cui la­voro. Ci sono delle relazioni che sono buone proprio perché stanno in certi ambiti e non si confondono su piani diversi. C’è il rispetto, c’è il lavoro, ci sono quelle dinamiche che sono anche di profondità e di confidenza. Io conosco tutte le cose di Fabio e lui le mie, però dentro gli studi è come se ci fosse una specie di spazio pro­tetto. Mi succede anche con Vic di Radio Deejay: ci ve­diamo e ci vogliamo un gran bene, ci scambiamo opinioni, ma non è che ci sentiamo al telefono. Però mi piacciono queste relazioni, perché sono diverse dalle altre. Non è che puoi essere amico di tutti nella stessa maniera».

Che cosa ti ha spinto a dire sì per la seconda volta con­secutiva al Festival di San­remo?

«Mi ha convinto la gentilez­za di Fabio. Ci ha messo un po’, ma alla fine a me faceva piacere lavorare ancora con lui e così ho accettato».

Rispetto alla passata edi­zione, quali novità dobbia­mo aspettarci da te?

«Grosse novità non ce ne saranno. Ballerò un po’ di più. Mi hanno affidato anche una coreografa».

Al Festival, lo scorso anno, hai regalato tante risate, ma hai offerto anche spunti di riflessione decisamente più impegnati. Che cosa t’indi­gna dell’Italia di oggi?

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«Il fatto che ci siano tanti giovani a spasso, che la disoc­cupazione sia così alta e che non ci siano ancora effettivi segnali di ripresa».

In un Paese come il no­stro alle prese con crisi economica e immobili­smo politico, è più difficile strappare un sorri­so a chi ti segue in Tv?

«Quest’anno è una situazione complicata. Anche le cose che in ge­nere fanno ridere sono talmente brutte che non fanno più ridere, come quella volta che si sono menati in Parlamento».

Per combattere lo stress sanremese, hai qualche rito propiziatorio? Come riesci a rilassarti durante quei gior­ni così frenetici?

«Non è facile, infatti mi è appena venuta una colica. Al Festival mi rilasso uscen­do. Fabio è sempre sigillato in albergo. Io, invece, esco e faccio due passi anche perché Sanremo è una città molto bel­la e c’è il mare».

Che cosa farai la domenica mattina successiva alla fina­le di Sanremo?

«Poi ve lo dirò, ora non lo so proprio. L’anno scorso avevo il mio boyfriend con la feb­bre a “82” e quindi cercavo di impacchettarlo e caricarlo in macchina dicendogli: “Alme­no la serata del festival potevi venire!”».

Il tuo compagno e i tuoi fi­gli come vivono la settimana sanremese?

«I miei figli sono contenti perché mi tolgo per una setti­mana dai piedi e possono stare lì senza aprire un libro. Davi­de (Graziano, compagno del­la Littizzetto, ndr) ogni tanto verrà a trovarmi».

 

Luigi Miliucci per Vero

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