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Com’è morta davvero Imane Fadil?

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Il mistero sulla morte della modella marocchina Imane Fadil prosegue. Ma non si esclude che sia deceduta per cause naturali. Sullo sfondo, una spy story incredibile…

 

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Nessuna sostanza radioattiva nel corpo di Imane Fadil, la testimone morta ad appena 34 anni, all’Humanitas di Rozzano lo scorso primo marzo. Lo rivelano i test svolti dagli esperti, che ne hanno analizzato fegato e reni, cui manca ormai solo la conferma da parte dell’Enea. Ma com’è morta allora la modella marocchina?

LA TESTIMONE- Imane Fadil, insieme a Chiara Danese e ad Ambra Battilana, era stata testimone chiave per l’accusa al processo Ruby, in particolare era stata parte civile al Ruby bis, processo contro contro Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora. Lì aveva raccontato tutt’altra versione delle cene eleganti di Arcore, nella residenza dell’ex premier Silvio Berlusconi. Ai giornali aveva rilasciato anche dichiarazioni piuttosto surreali, come quelle secondo cui ad Arcore si sarebbe celata una setta demoniaca o il fatto di sentirsi protetta perché discendeva da un santo.

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LA MORTE- Avrebbe dovuto testimoniare anche nel processo Ruby ter, ma il 29 gennaio era stata ricoverata all’Humanitas di Rozzano, dove è morta dopo un mese di agonia. Al fratello e al proprio avvocato aveva detto di essere stata avvelenata.

L’IPOTESI RADIOATTIVITÀ- L’alta concentrazione di cinque metalli nel sangue aveva lasciato ipotizzare che addirittura fosse stata avvelenata con sostanze radioattive. Un dettaglio inquietante, che ricorda quanto accaduto ad Alexandr Litvinenko, l’ex agente segreto russo assassinato con il polonio 210. Ma poi, l’analisi degli esperti dell’Arpa e dell’Istituto di Fisica della Statale di Milano lo aveva escluso. Per scartare definitivamente la suggestiva ipotesi manca ora solo la conferma dell’Enea di Roma.

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L’AUTOPSIA- Ora sarà l’autopsia a chiarire se la modella sia stata avvelenata in altro modo o se sia morta per cause naturali, per via di una malattia rara, circostanza che gli inquirenti non hanno mai escluso. La famiglia di Imane ha due nuovi legali, Mirko Mazzali e Nicola Quatrano, sopraggiunti dopo che l’avvocato Paolo Sevesi ha rinunciato al mandato. Proprio Mazzali ha detto che la famiglia “non ha tesi precostituite, vuole sapere la verità e si affida al lavoro della magistratura, ai pm che stanno facendo un lavoro ottimo”. E ha nominato come consulente per gli esami autoptici il medico legale Michelangelo Casali.

LA SPY STORY- La Procura, intanto, ha deciso di ascoltare Souad Sbai, 58 anni, giornalista d’origine marocchina ed ex deputata del Pdl, attualmente presidente dell’Associazione donne marocchine in Italia, che, parlando con Repubblica, aveva raccontato una vicenda incredibile: “Imane Fedil sapeva tanto. Probabilmente aveva deciso di fare un passo indietro. E l’hanno uccisa. So che, come tante altre bellissime ragazze, frequentava molto la nostra ambasciata. È lì, nel giro dell’alta diplomazia, che devono andare a cercare”. Il motivo? “Ci sono delle responsabilità che vanno ricercate nell’ambiente dell’alta diplomazia marocchina con cui Imane lavorava. Io seguo queste storie dal 2010. Di ragazze marocchine bellissime, come Ruby, come lei, in questi anni in Italia ne sono arrivate tante ed è facile immaginare a fare cosa. Incontri, filmini, ricatti. Non è successo solo a Berlusconi”.

I CRISTALLI DI ACIDO- E aveva aggiunto che in Marocco “non è una novità, succede spesso. Quella gente non si fa scrupoli. Ti fanno fuori con molto poco, ti fanno bere una cosa che contiene una sostanza particolare, una specie di mercurio, cristallo di acido, inodore, che ti avvelena. Sembra una malattia che ti distrugge gli organi e ti uccide. Chiedo alla magistratura italiana e anche al re del Marocco di fare chiarezza”.

IL SIRIANO E LO SCEICCO- Se le autorità marocchine hanno annunciato querela, gli inquirenti, secondo Repubblica, stanno anche osservando la posizione di Saeed Ghanaymi, il siriano che aveva fornito a Imane, ai tempi delle cene eleganti, tre schede telefoniche intestate ad una persona inesistente e che oggi è amministratore di un’azienda siderurgica a Bergamo. Infine la squadra mobile seguirebbe le tracce di un generico sceicco degli Emirati con cui Imane ebbe una relazione e che la donna andò a trovare almeno una volta negli ultimi due anni. Tutte piste che saranno percorse almeno fino a quando non si saprà con certezza com’è morta Imane. Per l’esito dell’autopsia si dovrà attendere almeno un mese.

Da Oggi.it

 

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