Ebbene sì: è giunto il momento di rivelarlo.
Il romanzo breve “AL TEMPO DEL MOSTRO” (disponibile QUI in ebook e QUI in cartaceo) narra il tentativo di catturare il celeberrimo Mostro di Firenze riuscendo a prevederne, con un metodo fantascientifico, le azioni future, ma finisce per sconfinare, inevitabilmente, nel suo naturale sviluppo : i viaggi temporali.
Un volo di fantasia, ma fino a un certo punto.
Durante l’inchesta sul “Mostro”, alla determinazione matematica del futuro, con un modello che quantifichi e riesca a mettere in relazione le innumerevoli variabili in gioco, si ricorse davvero.
Sto parlando delle cosiddette “equazioni di Volterra”, applicate in zoo-biologia per descrivere l’evoluzione di sistemi in cui interagiscono prede e cacciatori.
Su come l’Arma dei Carabinieri, dopo il “delitto degli Scopeti”, esasperata dal persistente fallimento delle indagini, decise di rivolgersi ad un esperto di tale modello matematico, già consultato nella lotta alle Brigate Rosse, ho scritto QUI.
Per quanto riguarda i viaggi nel tempo, oramai la loro possibilità è riconosciuta da tutte le più accreditate teorie fisico-cosmologiche. Solo, non è stata ancora inventata, almeno per il momento, una tecnologia che ne consenta la realizzazione.
Perché escludere che, negli anni 80, qualcuno particolarmente geniale, nella fattispecie il giovane scienziato protagonista di “AL TEMPO DEL MOSTRO”, potesse esserci riuscito?
A rafforzare questo assunto è la sensazione, da spettatore della saga del “Mostro di Firenze” nel suo terribile dipanarsi, e poi negl’insoddisfacenti tentativi, investigativi e giudiziari, di far luce su di essa, che per venirne a capo fosse e ancora sia necessario un approccio totalmente innovativo ed anzi straordinario.
Me lo dice che, a cinquant’anni dal primo delitto del “Mostro”, una spiegazione convincente di chi fosse , e come e perché agisse, ancora manchi.
L’impreparazione degli inquirenti, la straordinaria astuzia dell’assassino, e la difficoltà oggettiva di indagare sui serial killer, che colpiscono vittime con le quali non hanno alcun legame diretto, non convincono del tutto.
Almeno non chi come me ha vissuto il tempo del Mostro.
Rino Casazza