Maria Teresa Valle è una gentile signora con l’aria un po’ intellettuale e un po’ sbarazzina, molto dinamica e curiosa. Ci siamo incontrati alla Fiera del Libro di Milano, dove io avevo fatto una puntata col mio socio Daniele Cambiaso, e abbiamo subito famigliarizzato.
Alla fine non ho potuto esimermi da immortalarla in una foto con in testa la corona di “Principessa dei libri”.
Confesso che non avevo letto i suoi romanzi, ma ho volentieri incominciato a colmare la lacuna partendo dalla sua ultima fatica letteraria: I ragazzi di Ponte Carrega, edito, come tutti gli altri, da Fratelli Frilli.
Dopo averlo recensito, sempre qui su Fronte del Blog, mi è venuto spontaneo intervistarla.
Rino: Come credo molti altri, sono abituato a pensare che negli ospedali operino medici e infermieri. Invece tu, nella tua serie noir, porti alla ribalta il ruolo di biologo sanitario. Vuoi spiegarci di cosa si tratta?
Maria Teresa: Dunque precisiamo che esistono negli ospedali laboratori nei quali vengono eseguiti tutti gli esami di routine per pazienti interni ed esterni, e servizi in cui si apprestano presidi che vengono utilizzati nei reparti di degenza. Mi riferisco per esempio ai centri trasfusionali che forniscono sangue e suoi derivati a chi ne ha bisogno. Esistono poi laboratori specialistici, solo nei grandi ospedali, che si incaricano di eseguire test particolari e/o ricerca scientifica.
In ognuna di queste strutture operano diverse figure professionali: medici, biologi, fisici, chimici e tecnici di laboratorio.
Le persone che ricoprono questi ruoli difficilmente vengono a contatto con il pubblico, che, perciò, ne ignora l’esistenza.
Sono loro però che forniscono ai medici molte delle informazioni utili per effettuare le diagnosi
Nel mio caso particolare ho svolto il mio lavoro prima presso il Centro Trasfusionale occupandomi dei test per la diagnosi e la terapia dell’emofilia. In seconda battuta nel laboratorio del Servizio di Immunologia mi occupavo di diagnostica dell’AIDS e tipizzazione tissutale a fini di trapianto degli organi. Eravamo noi che, sulla base delle caratteristiche immunologiche del donatore indicavamo ai chirurghi una rosa di possibili riceventi.
Spero di essere stata chiara.
Rino: Chiarissima! La protagonista dei tuoi romanzi, Maria Viani è, appunto, una biologa sanitaria. Mai come in questo caso, se ci passi la citazione, “la Bovary c’est moi”. Il fatto che Maria sia al centro di vicende poliziesche, nelle quali si muove con grande abilità investigativa, ha qualcosa a che vedere con la professione, o deriva da sue qualità personali?
Maria Teresa: Tutte e due le cose. La sua formazione scientifica le da la lucidità di ragionamento e il metodo logico, ma la sua curiosità e una naturale irrequietezza le derivano dal suo carattere.
Bisogna dire che in questo ultimo noir un minimo di appannamento le deriva da un pregiudizio positivo,( non aver saputo vedere in un medico il personaggio dell’assassino) e ha bisogno dell’imbeccata del marito per arrivare a vedere finalmente chiaro, ma tutto parte comunque da lei e dalle caratteristiche a cui ho accennato.
Rino : Colpiscono, nel romanzo, i flashback dedicati alla Genova del recente passato, di cui riesci a far rivivere il clima con precisione e un pizzico di nostalgia. La storia è una tua fonte d’ispirazione costante?
Maria Teresa: Si. Mi piace rivivere i periodi attraverso cui sono passata, spettatrice giovane che ha vissuto di pancia gli avvenimenti. Oggi li posso leggere con più distacco, consultando altre fonti, e spero di riuscire a interpretarli meglio. Romanzandoli spero di appassionare quelli che c’erano e incuriosire quelli che non erano ancora nati. La nostalgia c’è perché avevamo qualcosa da sognare, qualcosa in cui credere, indipendentemente da come poi sia andata a finire.
Ho ambientato un noir anche nella Genova del ‘500 (Le trame della seta) perché mi interessava capire cosa ha fatto di Genova la perla del Mediterraneo (El siglo de los genoveses veniva chiamato il 1500) per essere poi precipitata nei secoli successivi fino a quello che siamo ora. La parte di ricerca storica è quella che nella scrittura mi diverte di più.
Rino: Uno dei tratti più accattivanti di Maria è che, prima che una detective curiosa, è una donna di famiglia che lavora, alle prese coi problemi quotidiani di una professione impegnativa, della vita di coppia e del rapporto coi figli.
Sbaglio o questi aspetti sono per te altrettanto importanti dell’intreccio giallo?
Maria Teresa: Sì, assolutamente. Volevo che la mia protagonista non ricalcasse gli stereotipi dominanti del poliziotto o del detective sopra le righe, quello malinconico o sfigato, o superuomo. Quello che beve come una spugna o fa a botte, non dorme mai e vive solitario o, al contrario è uno sciupa-femmine. Personaggi falsi come un biglietto da tre euro o comunque già visti e rivisti. Volevo un personaggio “normale”.
So il rischio che corro a costruire un personaggio “senza pathos”, ma ho provato a scommettere sul fatto che la “normalità” quando si colloca un delitto nel quotidiano, provochi più emozione degli avvenimenti straordinari.
Inoltre mi piace raccontare cose.
Credo che il noir sia una specie di cavallo di Troia. Se vuoi lo prendi come un semplice divertimento, il libro da leggere sotto l’ombrellone, ma se vuoi lo apri e lasci che dalla pancia del cavallo escano cose. Insomma ho cercato di dare la possibilità di due livelli di lettura.
Non so se ci sono riuscita.
Rino: Nella recensione che ho scritto, ho citato il personaggio di Kay Scarpetta, anche se sottolineando le profonde differenze con la tua Maria Viani. C’è qualche detective donna della storia del giallo ( oramai sono molte) che ti piace, o addirittura ti è stata di ispirazione?
Maria Teresa: Anche Temperance Brennan altrimenti detta “Bones” la creatura di Kathy Reichs ha fatto parte delle mie letture, ma il personaggio femminile che gode in assoluto delle mie simpatie è Miss Marple.
Essendo soggetta da sempre ad antipatie e simpatie immotivate e fulminanti mi sono innamorata di Miss Marple quando ho visto l’interpretazione che ne fece sullo schermo Margaret Rutherford, così come non sopporto invece Jessica Fletcher né la sua interprete Angela Lansbury.
Nella letteratura gialla e noir italiana ce ne sono alcune, anche se nessuna riesce a” sfondare” a meno che non venga trasposta in serie TV come la prof Camilla Baudino di Margherita Oggero.
Credo, però, che Maria non somigli a nessuna visto che somiglia …a me
Rino: Un’ultima domanda. Nel romanzo compare un commissario, vecchia fiamma di Maria Viani. Lui è ancora scapolo, mentre Maria è regolarmente sposata con prole, anche se il marito passa lunghi periodi all’estero. Non voglio fare del gossip anticipatorio, ma la “colloborazione dangereuse” tra i due continuerà?
Maria Teresa: Prossimamente, come anticipato alla fine dei ragazzi di Ponte Carrega, Maria cercherà di affibbiare a Sergio Cantini la sua collega zitella. Con che risultato devo ancora scoprirlo. Tutto dipende da come andrà il loro primo incontro.
Maria prova a essere fedele e solo una volta in futuro, ma che nei libri è già passato (le trame della seta) a causa della crisi della mezza età si lascerà andare a un fugace contatto con un bibliotecario giovane e fascinoso. (In seguito a questo episodio del tutto letterario, mia figlia non mi ha parlato per una settimana). Per fortuna mio marito non è geloso.
Né io lo sono di lui, che ha viaggiato per mezzo mondo, anche per lunghi periodi.
Rino Casazza
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