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Un estratto de La Ferocia del Coniglio, il thriller sugli snuff movies

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Per la prima volta in ebook arriva La Ferocia del Coniglio, di Edoardo Montolli, il thriller sugli snuff movies. Salutato all’esordio, nel 2007, come uno dei romanzi più neri scritti in Italia, raccontava la Milano nascosta e più oscura. Lo ripubblica Algama. Ecco un estratto.

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DA LA FEROCIA DEL CONIGLIO, di Edoardo Montolli

L’obiettivo indugiò sugli occhi: era la donna della prima scena. Per tre, quattro minuti, rimasi incollato a vedere il torturatore spegnerle sigarette sulle braccia, arroventarle la pelle con ferri caldi, inciderle le cosce con la lama di un taglierino. Quindi, preso un filo elettrico tra le mani, lo vidi appoggiare sul petto della donna, che inizò a contorcersi e a strabuzzare gli occhi. Il tizio si spostò e andò ad aumentare l’intensità della scossa alla macchina da cui il filo elettrico fuoriusciva. Poi le sfilò la pallina dalla bocca. La vittima urlava e si agitava sulla croce, preda delle convulsioni, fino a quando svenne rivoltando gli occhi e perdendo schiuma dalle labbra.

Ciphre, che annoiato si teneva la testa appoggiata su un braccio, andò sul “menu disc” e cliccò sull’ultima scena del dvd, in cui vittima e carnefici salutavano le telecamere al termine dei due atti. Sani, salvi e felici.
Spense. E mi fissò torvo, con due occhi azzurri che parevano di cristallo. «Lei conosce Pietro Pomponazzi?»
Tacqui.
«Era un filosofo della fine del 1400. Si pose il problema della coscienza ben prima di Kant. Il suo motto era virtù per la virtù. Diceva che non dobbiamo aspettarci premi per la nostra virtù, perchè la virtù è già il suo premio».
Lo guardai come si potrebbe guardare un extraterrestre.
«Quello che ha appena visto è invece il male per il male. Non c’è nessun motivo trascendente perchè la gente lo voglia o lo chieda. È il male il loro stesso premio. Lo cercano, lo desiderano, lo fanno. Senza altri fini».
Rimasi a bocca aperta.
«E allora la gente viene qui – proseguì – e mi domanda quello che vuole che sia loro fatto con strumenti di tortura e fruste. Io filmo e loro pagano. E mi creda, c’è gente, privati dico, che sborsa qualsiasi cifra pur di rivedersi a casa mentre rivive il ricordo del dolore…ecco che si spiega la mia fortuna. E come ha avuto modo di vedere, alla fine è solo  un lurido gioco. Molto meglio la musica sinfonica».
Fu allora che capii che quell’uomo era completamente pazzo.

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