A volte il futuro è scritto nei libri. E, in questo caso, non mi riferisco alla letteratura di fantascienza, ma a quella di spionaggio: se si leggono con attenzione certi romanzi scritti negli ultimi decenni si scoprono situazioni anticipate dagli autori e verificatesi nella realtà.
Ben prima dell’Undici Settembre, Tom Clancy ipotizzò l’impiego come arma di distruzione di massa di un normale aereo di linea dirottato da terroristi; poco dopo la Guerra del Golfo del 1991 un autore bestseller italiano, Alan D. Altieri, profetizzò che ce ne sarebbe stata una seconda entro un decennio circa; nei primi mesi del 2001 un altro scrittore italiano, Stefano Di Marino (meglio noto come Stephen Gunn, autore dell’ormai ultraventennale serie Il Professionista) valutò che presto Al Qaeda avrebbe colpito l’Occidente anche se come bersaglio non pensò a New York bensì a Parigi, già in passato oltre che in futuro obiettivo del terrorismo islamico.
Talvolta accadono fatti singolari: in un mio racconto scritto alla vigilia del funerale di papa Giovanni Paolo II immaginavo un attentato – sventato per tempo – per colpire i capi di stato riunitisi a Roma per quell’occasione; poco tempo dopo sentii alla radio una notizie che mi lasciò di sasso e che non è mai stata più ripresa in seguito, non so se perché inattendibile o insabbiata: durante i funerali di papa Woytila sarebbe stato sventato un attentato con le stesse caratteristiche che avevo descritto nel racconto, che peraltro non era ancora stato pubblicato.
Non si tratta di preveggenza. I migliori autori di spy-story lavorano come gli analisti dei sevizi segreti: si documentano, studiano, elaborano scenari e, a volte, propongono situazioni che si verificano anche nella realtà. Nel romanzo Nightshade – Programma Firebird pubblicato da Segretissimo Mondadori nel dicembre 2013 (sotto il mio pseudonimo François Torrent) e finito di scrivere sei mesi prima, mi occupavo della guerra in Siria e mettevo in luce il ruolo di un’organizzazione chiamata… ISIS, che all’epoca ben pochi avevano sentito nominare. Ho ripreso l’argomento in Agente Nightshade – Bersaglio ISIS uscito nella stessa collana nel settembre 2015, esaminando i retroscena degli attentati di Parigi di gennaio e prevedendone di nuovi.
La tecnica può essere impiegata anche in modo retroattivo: in base ai dati in mio possesso, in una mia biografia di Ian Fleming e nel mio saggio Le grandi spie ho sostenuto che il futuro romanziere – in forza all’Ammiragliato di Londra durante la Seconda guerra mondiale – aveva avuto un ruolo organizzativo nell’Operazione Mincemeat, un depistaggio a danno di Hitler che fu determinante per il successo dello sbarco alleato in Sicilia; solo anni dopo sono emersi documenti che comprovavano la mia affermazione. Senza contare la mia ipotesi sulla morte della principessa Diana espressa nel romanzo Ladykill – Morte accidentale di una lady, in cui il mio personaggio Carlo Medina anticipava il corso di indagini molto successive.
L’idea di usare la spy-story come strumento per raccontare la realtà internazionale non è una novità. Negli anni Cinquanta e Sessanta lo spionaggio ebbe un vero e proprio boom in letteratura, fumetti, televisione e cinema. Il modello principale era l’agente 007 di Fleming, tanto nella sua versione noir-avventurosa dei romanzi quanto in quella più fantatecnologica del cinema; ma c’era anche la scuola più realistica di autori come John Le Carré o Len Deighton.
In Italia nel 1961 nacque la collana Segretissimo di Mondadori, che per anni mantenne la formula di rivista: in appendice al romanzo – spesso una vicenda legata ai luoghi e alle situazioni più calde del momento – c’erano le notizie dalla cronaca spionistica mondiale e dossier su vicende realmente avvenute. Tra parentesi, Segretissimo viene pubblicato ancora oggi, non più solo in edicola ma anche in ebook; ha una forte componente di autori italiani, perlopiù sotto pseudonimo straniero – da cui il nostro soprannome collettivo di Legione Straniera, poi consacrato dalle antologie Legion e Noi siamo Legione – ed è molto probabilmente l’unica collana editoriale esistente al mondo dedicata solo alla narrativa spionistica.
Alla fine della Guerra Fredda – posto che sia davvero finita – molti avvoltoi si affrettarono a decretare anche la morte della spy-story. Sembrava che non aspettassero altro, quasi ne traessero una soddisfazione personale. Una volta di più si sbagliavano, naturalmente. All’indomani dell’Undici Settembre, alla faccia loro, John Le Carré affermava che la letteratura di spionaggio aveva ancora molto da raccontare. Ed è così. Ciò che in effetti ha insegnato il crollo delle Twin Towers fu che non esistono superagenti in grado di evitare certe tragedie. O forse sì. Solo che, quando ci riescono, nessuno lo viene a sapere.
È un ragionamento che ho fatto a mia volta appena arrivò la notizia degli attacchi dell’Undici settembre, mentre scrivevo Missione Cuba, il mio primo romanzo con Mercy “Nightshade” Contreras. Aveva senso scrivere in quel momento una storia di spionaggio che parlava di America Latina?
In effetti, sì: primo, la mia serie partiva dall’ipotesi che gli USA rimuovessero il divieto alla CIA di ricorrere all’omicidio, riaprendo ufficialmente una “sezione omicidi”, cosa che è realmente avvenuta proprio in quel periodo; secondo, lo spostamento dell’interesse generale verso il Medio Oriente e la cosiddetta Guerra al Terrore favoriva lo sviluppo di situazioni estreme nelle aree del mondo in cui nessuno stava guardando.
Così Missione Cuba uscì per la prima volta, con successo, nel marzo 2002, dando inizio alla serie Nightshade, che continua ancora oggi da Segretissimo Mondadori. In seguito è stato ripubblicato in libreria e oggi esce per la prima volta in edizione digitale, sotto forma di serial, da Algama Editore, nel quadro di una ripubblicazione cronologica di tutte le storie della saga a partire dai prequel, raccolti negli ebook Malagueña e Dossier Contreras. Di Missione Cuba, dopo l’apertura con La donna di Cap Ferrat, sono usciti ora il secondo e il terzo – Appuntamento a Varadero e Morire a Miami – dei cinque episodi. La storia sarà presto completata dalle uscite Sierra Rally e Misteriosa Bank.
Rileggendolo ora, mi rendo conto che anche in Missione Cuba era contenuta una piccola profezia che lo rende estremamente attuale a quindici anni esatti da quando è stato scritto… in buona parte allo stesso tavolo dello stesso bar in cui sto scrivendo ora. La storia, ambientata nel 2002, racconta di un complotto ordito da una lobby cubana di Miami con l’obiettivo di riprendere il potere all’Avana.
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Mercy Contreras, killer per conto degli USA che rischia di essere sacrificata in una partita di doppi giochi e tradimenti all’interno della stessa CIA, disobbedendo agli ordini e alleandosi con il controspionaggio cubano, diventa l’unica possibilità di Washington di evitare lo scoppio di una guerra civile nei Caraibi. Non certo per motivi umanitari, ma perché il piano degli USA prevede invece di mantenere lo status quo e far rientrare pacificamente l’isola nella propria area di influenza, aprendo al momento opportuno il rubinetto dei dollari e del turismo. Che è esattamente quanto sta capitando da un anno a questa parte. Ancora una volta, il thriller ha anticipato la realtà.
(Nightshade è interpretata da Selene Feltrin nelle fotografie e nel video di Andrea Carlo Cappi)
IL TRAILER DI MISSIONE CUBA: