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Quando Ade Capone sfornava Lazzarus Ledd

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Ho ritrovato nel mio archivio questa vecchia intervista, molto vecchia. Ero ancora un ragazzo, Ade Capone era invece nel pieno della sua attività da autore-editore. Lo incontrai a Le Trottoir, ancora in corso Garibaldi. Veniva a presentare l’ultima saga delle Erinni, maggio 1997. Qualche mese prima aveva messo fuori un numero speciale di Lazzarus Ledd affiancato da Lazzaro Santandrea, il protagonista dei romanzi di Andrea G. Pinketts. Fu un’intervista breve, fatta credo tra le due e le tre di notte, nella quale raccontò i suoi esordi. Per questo ho voluto rispolverarla oggi.

 

Ade Capone, al centro, scomparso il 4 febbraio. E a sinistra Andrea G. Pinketts: i protagonisti delle loro opere si ritrovarono in"Milano rosso sangue", gennaio 1997, numero speciale di Lazzarus Ledd
Ade Capone, al centro, scomparso il 4 febbraio. E a sinistra Andrea G. Pinketts: i protagonisti delle loro opere si ritrovarono in “Milano rosso sangue”, gennaio 1997, numero speciale di Lazzarus Ledd

 

 

Storie  di donne sanguinarie,  storie di  vittime della  giustizia,  storie romantiche,  storie  ironiche.  Da diciott’anni non fa che scriverne tutto il giorno, per poi affidarle alle mani di disegnatori di fumetti. Scrittore ed editore  di  se stesso è l’unico in Italia che riesca a tenere il passo dei fumetti di Sergio Bonelli, che con Dylan Dog si è conquistato anche una fetta del  mercato  estero.

“Lazarus Ledd”, “Il Potere e la Gloria” ed  “Erinni” sono le tre  perle che hanno permesso ad Ade  Capone,  trentotto anni vissuti  sulla  macchina da scrivere,  di  affermarsi  come autore di assoluto talento. Ad  accogliere l’ultima saga delle Erinni, donne serial killer, ci sono una sessantina di persone, tutte accalcate nel piano rialzato del Trottoir.

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«Questo successo con il pubblico mi soddisfa molto – afferma – soprattutto  dopo duri anni di gavetta. Nei quali, per mantenermi,  sono stato costretto a fare i lavori più diversi, dal bagnino all’istruttore di nuoto».

milano rosso sangue

Comincia nel 1979 con l’Intrepido, che, per saggiare le sue qualità, gli commissiona storie d’amore e d’ironia. «A volte mi davano da scrivere storie su argomenti che non conoscevo, spesso assolutamente  noiosi. E se manchi di entusiasmo e di passione non riesci a farcela. Il mio orgoglio è quello di non aver mai ceduto alla forza del denaro, di non aver  mai voluto scrivere solo per fare  soldi. Niente romanzi o fumetti porno, perché ho sempre voluto comunicare emozioni, anche forti, ma che non urtassero la coscienza della gente».

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Così, sette anni dopo, è proprio l’editore Bonelli a dargli fiducia, affidandogli le avventure di Zagor. «Fu il colpo che segnò  la mia fortuna, perché io, fin da piccolo,  ero stato un divoratore di quel fumetto». Di lì il passaggio alla Star  Comics,  che, volendo puntare su un prodotto italiano,  gli chiede di inventare un nuovo soggetto. Nasce Lazarus Ledd, un eroe-disertore che lotta per riportare la giustizia. In tre mesi la creatura di Capone entra nella hit-parade dei migliori dieci fumetti più venduti in italia. Un successo che lo convince ad  aprirsi  una  propria  casa editrice,  la Liberty, con la quale si pubblica “Erinni”  e “Il  Potere  e la Gloria”. Oggi si è fatto un  nome.  Da scrittore; e da editore. Impresa non da poco in un mercato invaso e praticamente quasi saturo di fumetti giapponesi, i manga, e di supereroi  americani.  «In effetti prima di me c’era riuscito solo  Luciano  Secchi, o  Max Bunker, come si fa chiamare, quando esordì con Alan Ford».

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Chi vuole percorrere la sua strada deve essere in grado di scrivere  quanto  lui, ben 1600 pagine ogni anno. Di pura fantasia e mai soporifere. Ma soprattutto essere dotato di una buona dose di pazienza, bussando alle porte di  Bonelli, Marvel Italia e Star Comics, gli unici editori che lasciano spazio  all’inventiva degli  esordienti. «Se si è bravi – prosegue  Capone –  si possono vendere storie anche per qualche milione,  se si tiene conto che ogni  pagina viene pagata dalle 40.000  alle 50.000 lire. Ma credo che scrittori di fumetti si nasca.  È una cosa che ti senti dentro  fin  da  bambino, quando  alle  scuole elementari inizi ad abbozzare i primi romanzi.  Così,  per  puro  divertimento.  Non  credo   agli scrittori  che  spuntano  quando  hanno  trent’anni.  E la selezione in Italia è ferrea, perché  dominano incontrastati i soggetti stranieri, pubblicizzati anche da cartoni animati e gadget pubblicitari».

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C’è poi la lunga trafila di quelli che i fumetti vorrebbero solo disegnarli.  A  Milano  c’è l’unica    scuola  in  Italia  finalizzata  a  formare professionisti del disegno da fumetto: «È un mestiere duro anche questo. Perché devi fare qualcosa che piaccia sia alla gente che a chi sceneggia le storie. – conclude Capone – Io ne ho cambiati almeno cinquanta. Ora, nel mio staff, ne ho venti. E non è per niente facile amalgamarli tutti in uno stesso soggetto. Mi  sento un po’ calciatore e un po’ allenatore, devo fare gol e tenere affiatato il gruppo. Devo essere pure un po’ psicologo». Una faticaccia: «Ma anche una soddisfazione. Perché crei nuovi universi, nuove  realtà che permettono al lettore di immedesimarsi, di vivere con te le tue stesse emozioni».

Gigi Montero

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