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Copycat: emulazioni pericolose

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arancia meccanica 2Cosa succede se un episodio di nera influenza negativamente i più giovani.

«Volevamo fare come le ragazze di Roma. Abbiamo seguito la loro storia. L’idea ci è venuta così». La vicenda delle baby squillo di Genova sta imperversando sulle cronache: ragazze di 14 e 15 anni che hanno deciso di mettere un annuncio online e di imitare quanto fatto nella Capitale dalle escort minorenni. Il tutto per integrare la paghetta dei genitori, con prestazioni sessuali da poche decine di euro per comprarsi trucchi, vestiti e per uscire con gli amici. I genitori sono rimasti sotto shock perché erano ignari di tutto. E lo sarebbero rimasti per chissà quanto tempo ancora se uno dei possibili clienti non si fosse accorto immediatamente dell’età delle ragazzine. E ha deciso di allertare immediatamente le forze dell’ordine. È l’altra faccia della medaglia delle inchieste che ottengono grande risalto mediatico: l’intento è quello di denunciare un reato.

Ma spesso c’è qualcuno che, per contro, decide di seguire il cattivo esempio. Succede spesso, tra i giovani. Come racconta Graziella Mercanti, psicologa del carcere di Como, a proposito di un detenuto rumeno: «Giunse in carcere per truffa informatica. Nei colloqui con gli operatori raccontò che prima di venire in Italia studiava presso una buona scuola internazionale dove era spesso deriso ed emarginato dai compagni, a causa di un carattere timido e di una rigida attitudine allo studio. Tuttavia lui ammirava questi compagni per le loro capacità di relazione e le abilità sociali. Quando venne a conoscenza del fatto che stavano sperimentando tecniche di truffa informatica per clonare carte di credito e bancomat, cercò di emulare i loro comportamenti per potersi inserire nel gruppo. Iniziò a vestirsi e ad atteggiarsi come loro finché non fu accolto nella banda, anche per le sue straordinarie capacità matematiche ed informatiche. Decise anche di seguirli in Italia, dove commise una lunga serie di truffe. Il profitto fu minimo. Il vero obiettivo era infatti essere come i “nuovi amici” e sentire di appartenere al gruppo tanto agognato. Spesso cedeva la sua parte di refurtiva e il poco che riusciva a tenere per sè, lo inviava al fratello che si trovava in Romania senza lavoro. L’ingresso in carcere fu come il risveglio da un stato di ipnosi. Gli ci volle del tempo per rendersi conto di cosa aveva fatto per potersi sentire accettato in un gruppo di malfattori. Riconobbe le proprie fragilità, che erano alla base dei suoi errori di valutazione, ed intraprese un percorso di maturazione personale».

Ma le cronache sono piene anche di fatti più gravi. In America li chiamano “copycat”. Nel 2001 sembravano un esercito: studenti che volevano far saltare le classi, impiegati infuriati col capo, pazzi di ogni genere, inviavano buste contenenti borotalco e poco altro. Bastava quello per mettere sotto scacco la polizia, perché erano gli anni dell’incubo del “carbonchio”. Tanto da suscitare l’allarme del New York Times. Era cominciata nel 1998, quando in Nevada il microbiologo Larry Wayne Harris era stato arrestato per possesso di un ceppo non letale di carbonchio. Da allora l’antrace divenne il bacillo preferito degli emuli del bioterrorismo: 172 gli allarmi (falsi, tranne uno) scattati in due anni e mezzo. Dodici erano stati compiuti da minorenni.

Due anni più tardi avvenne anche in Italia, in pieno clima Acquabomber, le bottigliette d’acqua sabotate con l’acido. Successe a Castelgiovanni, Piacenza, dove un quindicenne siringò con la varechina una bottiglia comprata dalla mamma e messa in un sottoscala. «Volevo imitare Acquabomber, – disse – quello di cui parlano alla televisione». Naturalmente più il reato è grave, più grave è il rischio di un emulatore.

Nell’agosto 2012 la polizia ceca arresta ad esempio, ad Ostrava, un giovane di 29 anni che preparava un attentato ispirato da Anders Behring Breivik, il delirante neonazista Anders Breivik che, un anno prima, sull’isola di Utoya, Oslo, aveva massacrato a colpi d’arma da fuoco 77 persone. Quando lo prendono, gli trovano in casa un arsenale. E il nome in codice usato su internet è, vedicaso, proprio Breivik.

Sempre nel 2010 la Spagna sventa una strage, sequestrando oltre 140 chili di esplosivo che poteva finire nelle università delle Baleari. Almeno pare fosse questo il piano messo a punto da un ventunenne che voleva imitare la strage commessa nel 1999 all’High School americana di Columbine, dove morirono 13 persone. Aveva infatti un diario nel quale prendeva appunti, dichiarava il suo odio per il campus, le intenzioni di fare una strage e poi di uccidersi. E la propria ammirazione per Eric Harris e Dylan Klebold, proprio gli autori del massacro di Columbine. L’esplosivo l’aveva acquistato via internet, cercando poi in Rete i dettagli per costruire artigianalmente un ordigno.

E a novembre 2012 una mamma denuncia il proprio figlio, Blaec Lammers, che voleva emulare James Holmes, che quattro mesi prima aveva ammazzato 12 persone, e ferito altre 58, alla prima del film Batman ad Aurora, Colorado, truccato da Joker. Lammers voleva invece compiere il massacro in un cinema di Boliver, in Missouri, dove si proiettava l’ultimo episodio della saga di Twilight per poi sparare all’impazzata in un market, così come ha raccontato lui stesso alla polizia.

E pensare che è venuto tutto a galla per caso: il giovane, con disturbi mentali, aveva smesso di prendere alcuni psicofarmaci. La mamma, insospettita dal comportamento, ha scovato in casa armi e munizioni ed ha chiamato così le forze dell’ordine, facendo emergere il piano.

E ancora a dicembre 2012, ecco un altro emulo di Breivik, Adam Lanza, 20 anni, l’autore dello sterminio alla Sandy Hook Elementary School, Newtown, in cui uccide 27 persone, tra cui 20 bimbi tra i 6 e i 7 anni, per poi suicidarsi prima dell’arrivo della polizia, usando le armi regolarmente detenute dalla madre (ammazzata prima della strage).

Un rapporto investigativo di due mesi più tardi rivela infatti che Lanza voleva superare per numero di vittime Breivik e aveva scelto come opera del suo “guiness” un colpo facile come una scuola elementare. Prima di andarci si sarebbe esercitato a lungo in sparatorie con videogame violenti.

Manuel Montero

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